In Basilicata un «signor» maiale con carta d'identità

di GIOVANNA LAGUARDIA 

POTENZA - Il suino allevato in Basilicata? Un «signor» maiale, con tanto di carta di identità. È questa la filosofia del progetto «Bass» (Basilicata Suini sicuri), presentato ieri mattina alla stampa dall’assessore regionale alla Sicurezza Sociale Antonio Potenza e dal dirigente del servizio veterinario regionale, Gerardo Salvatore. Grazie a questo progetto, che parte in via sperimentale e su adesione volontaria, i suini lucani saranno identificati individualmente (e non per lotti come ancora prevede la legge) grazie ad una marca auricolare che accompagnerà l’animale dalla nascita alla macellazione, fornendo una serie di informazioni sanitarie aggiuntive sull’animale, dall’azienda di provenienza ai trattamenti eventualmente subiti, di cui il consumatore sarà informato all’acquisto della carne in macelleria, grazie ad una etichetta aggiuntiva. 

«Lo scopo - ha spiegato l’assessore Potenza - è duplice: da un lato tutelare il consumatore fornendo un prodotto di sicura tracciabilità, dall’altro evitare all’allevamento lucano le conseguenze di emergenze sanitarie che possono essere anche molto pesanti». L’idea di una «carta di identità» per il suino lucano, infatti, prende le mosse anche da alcuni fatti di cronaca che negli anni scorsi hanno inciso pesantemente sul buon andamento del mercato zootecnico regionale, come il focolaio di malattia vescicolare del suino che nel 2008 ha interessato una azienda di Picerno ed ha determinato l’innalzamento di un cordone sanitario intorno a tutta la provincia di Potenza, impedendo la commercializzazione dei suini, e una truffa scoperta a Policoro nel 2009 dalla Guardia di Finanza, che ha accertato che in meno di tre anni sono stati importati illegalmente in Italia oltre 30mila maiali, venduti come allevati in Italia, con documenti e certificati sanitari falsificati. 

Da oggi questo, almeno per gli allevatori che aderiranno al sistema «Bass» sarà impossibile, perché la storia di ogni animale sarà registrata sul sito della regione bdr.rete.basilicata.it, una banca dati che gli allevatori possono aggiornare in tempo reale, e dunque sarà possibile accedere in tempo reale ai dati sanitari e di origine. 
La Regione Basilicata è la prima in Italia ad aver recepito una direttiva comunitaria non ancora resa obbligatoria (con tutta probabilità lo diventerà tra due o tre anni). Nei primi dodici mesi di sperimentazione l’adesione riguarderà soprattutto le aziende con un numero di capi superiore a cento, per un totale stimabile di circa 40mila suini da identificare, sui circa 120mila che costituiscono il patrimonio zootecnico della Basilicata. Una volta terminata la sperimentazione e realizzata la tracciabilità della filiera, dall’allevamento, alla trasformazione alla distribuzione, un ulteriore obiettivo potrebbe essere quello di attribuire alla carne suina made in Basilicata un marchio di qualità regionale attraverso un disciplinare di produzione.
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