IL CONVEGNO

Basilicata, Ires Cgil: «Per il Centro oli Val d’Agri ora la sfida è la conversione»

Un’eventuale chiusura del Centro Oli Eni della Val d’Agri comporterebbe in Basilicata una perdita di 800 posti di lavoro

VILLA D'AGRI DI MARSICOVETERE - Un’eventuale chiusura del Centro Oli Eni della Val d’Agri comporterebbe in Basilicata una perdita di 800 posti di lavoro, un calo tra i quattro e cinque punti percentuali all’anno delle esportazioni, ed una riduzione dello 0,91 per cento all’anno del Pil: è quanto emerso dalla lettura del settimo rapporto dell’Ires Basilicata della Cgil incentrato su situazione, impatti e prospettive della Val d’Agri, che è stato presentato ieri a Villa d’Agri di Marsicovetere. Questa area perderebbe, in caso di chiusura del Cova, 544 occupati e un dieci per cento del Pil locale.

«Complessivamente - ha relazionato Ires Cgil Basilicata - in uno scenario brutale in cui le royalties venissero completamente azzerate, il Pil della Val d’Agri si assesterebbe su poco più di 600 milioni di euro. In uno scenario più graduale di riduzione del 20 per cento delle royalties ogni anno, il Pil della Val d’Agri calerebbe immediatamente del 2,05 per cento, per poi assestarsi su cali inferiori negli anni successivi, con una perdita totale di 9,95 punti di Pil locale nell’arco di 12 anni».

«La Cgil - è questa la conclusione del rapporto presentato ieri nella convention ospitata a Villa d’Agri di Marsicovetere - è consapevole della necessità e dell’urgenza di una riconversione ecologica delle produzioni, che vada oltre un modello basato sul consumo di combustibili fossili. La richiesta è una garanzia di tenuta occupazionale e sociale per evitare gli impatti negativi, attraverso una riconversione produttiva del modello estrattivo e della sua filiera, in modo da conservare e riqualificare in senso ambientale l’occupazione locale».

«Appare urgente - ha detto nel suo intervento il segretario generale Cgil Potenza, Vincenzo Esposito - affrontare i programmi di transizione, aggiornando i contenuti del Patto di Sito, sottoscritto nel 2021 tra Cgil, Cisl, Uil, Confindustria, Regione Basilicata ed Eni, rendendoli concreti in termini di utilizzo delle royalties, per realizzare per tempo la transizione produttiva dell’area, per gradualmente trasformare le attuali attività estrattive in quelle alternative. Il tutto permetterebbe di salvaguardare l’occupazione e l’intero tessuto economico e sociale dell’area».

Uno scenario che si presenta nell’eventuale prospettiva di una chiusura del centro oli Eni e che quindi va preso in seria considerazione dagli attori politici e sociali (Regione, partiti, sindacati) per non ritrovarsi, nell’eventualità, con una nuova emergenza occupazionale dopo quella che si sta vivendo ormai da oltre un anno con la situazione dello stabilimento Stellantis di San Nicola di Melfi, tra gli occupati diretti e quelli del vasto indotto che ancora oggi hanno come orizzonte soltanto l’applicazione degli ammortizzatori sociali.

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