Giudice alla Fiat di Melfi «Auria torni al lavoro»
La Fiat dovrà reintegrarlo sul posto di lavoro ed è obbligata a versargli un’indennità pari alla retribuzione globale maturata dal giorno del licenziamento fino a quello del ritorno in fabbrica. Il giudice del lavoro del tribunale di Melfi, Amerigo Palma, ha firmato la sentenza che annulla il licenziamento dell’operaio della Fiat-Sata Donatantonio Auria e dispone il reintegro in fabbrica. Auria, lo ricordiamo, fu messo alla porta dall’azienda perché accusato di attività eversiva: era il 2007
07 Febbraio 2010
MELFI - Dovrà essere reintegrato sul posto di lavoro e l’azienda è obbligata a versargli un’indennità pari alla retribuzione globale maturata dal giorno del licenziamento fino a quello del ritorno in fabbrica. Il giudice del lavoro del tribunale di Melfi, Amerigo Palma, ha firmato la sentenza che annulla il licenziamento dell’operaio della Fiat-Sata Donatantonio Auria e dispone il reintegro in fabbrica. Auria, lo ricordiamo, fu messo alla porta dall’azienda perché accusato di attività eversiva: era il 2007, in piena stagione della protesta su condizioni di lavoro e salario.
Nonostante si fosse più volte dissociato moralmente da qualsiasi forma di terrorismo, Auria - che nel frattempo venne rinviato a giudizio nell’ambito di un’inchie - sta della Dia di Potenza - fu licenziato «sulla base - sottolinea il giudice Palma - delle sole notizie divulgate dalla stampa senza aver accertato fatti specifici, azioni e condotte ascrivibili al concetto di propaganda sovversiva poste all’interno dell’azienda».
Il 18 settembre 2009 un’analoga sentenza, sempre firmata dal giudice Palma, ha riguardato un altro operaio della Fiat-Sata, sempre accusato di attività eversiva. Si tratta di Michele Passannante per il quale il giudice ha ordinato il reintegro sul posto di lavoro con relativo risarcimento da parte dell’azienda. Anche in quel caso l'operaio si era sempre dichiarato estraneo alle accuse mosse nei suoi confronti, asserendo che la sua fosse unicamente attività sindacale. Il calvario di Passannante cominciò subito dopo il suo licenziamento. I legali della Fiom richiesero un procedimento d'urgenza per la sua reintegrazione sul posto di lavoro, mentre gli operai protestavano - era il gennaio del 2008 - davanti alla fabbrica come dimostrazione di solidarietà.
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