di EMILIO SALIERNO Il futuro della Riserva di San Giuliano sarà fatto di barche piccole e grandi, canoe, scuole di vela, tende, bivacchi e pesca? E forse anche di bar e altre strutture ricettive? La precedente amministrazione provinciale, il 31 marzo del 2009, ha modificato il regolamento dell’area protetta materana. Le variazioni adottate consentiranno di praticare in maniera più ampia le attività ludico-sportive e alcune pratiche nautiche. Sette associazioni ambientaliste ora ne denunciano i rischi • È una delle maggiori zone umide dell’Italia meridionale
30 Dicembre 2009
di EMILIO SALIERNO
Il futuro della Riserva di San Giuliano sarà fatto di barche piccole e grandi, canoe, scuole di vela, tende, bivacchi e pesca? E forse anche di bar e altre strutture ricettive? La precedente amministrazione provinciale, il 31 marzo del 2009, ha modificato il regolamento dell’area protetta materana. Le variazioni adottate consentiranno di praticare in maniera più ampia le attività ludico-sportive e alcune pratiche nautiche. Sette associazioni ambientaliste ora ne denunciano i rischi, «in danno degli obiettivi prioritari di conservazione della biodiversità».
L’attuale giunta provinciale si ritrova tra le mani questa “patata bollente”. Il presidente dell’ente, Franco Stella, getta acqua sul fuoco e rassicura. «Partiamo dal presupposto che quell’area di grande valenza naturalistica è un patrimonio e andrà sempre tutelata al massimo. Non possiamo che garantire, al di là delle variazioni al regolamento, che la riserva di San Giuliano non sarà stravolta da nessuno. Tutto quello che si potrà realizzare nell’ambito delle eventuali iniziative ludico-sportive, dovrà fare i conti con la compatibilità dei luoghi, tenendo presente le finalità dell’area protetta. Non è il caso di creare allarmi».
È alla Provincia che compete la gestione della Riserva naturale, area riconosciuta come sito Ramsar, dichiarata dalla Regione Basilicata Oasi di protezione della fauna, Sito di importanza comunitaria (Sic) e Zona di protezione speciale (Zps). Non solo, fanno osservare le associazioni (Lipu, Altura, Asoim, Trekking Falco Naumanni, Fondo ambiente italiano, Legambiente, Movimento azzurro Murge): «La gestione della Riserva è regolamentata dalla legge regionale istitutiva del 10 aprile 2000, che prescrive norme rigorose per la salvaguardia e la Provincia adotta il regolamento da cui si deduce che solo per gli invasi con regimi normativi, peculiarità e storie ben diverse da San Giuliano, è prevista la fruibilità ecocompatibile per attività ludico-sportive, turistico- ambientali e culturali».
La Regione, inoltre, dando attuazione al progetto “Rete Natura 2000” della Ue, nei mesi scorsi ha deciso di monitorare una cinquantina di siti di interesse naturalistico (fra questi anche San Giuliano), utilizzando 2 milioni e 600mila euro dei Por 2000/2006. La fase successiva prevede l’individuazione delle misure di tutela. Secondo Pio Abiusi, del fronte costituito da dodici associazioni, «le modifiche al regolamento provocherebbero un impatto negativo fortissimo sulla fauna stanziale, svernante e migratrice.
La maggiore fruibilità da parte di natanti di vario tipo (pur non a motore) creerebbe problemi in termini di norme di sicurezza (più accentuati in riferimento a ipotizzate scuole di vela e canoa), non essendo l’area attrezzata con strutture di soccorso. Occorrerebbe, infatti, strutturare adeguatamente il soccorso a terra anche solo con mezzi mobili (ad esempio l’autoambulanza). Il soccorso in acqua non può prescindere da gommoni a motore e si prefigurerebbero anche altre opere di supporto come pontili e altro fino a far emergere il rischio di strutture inconciliabili con gli equilibri ecologici: bar, ristoro, servizi igienici». Le attività introdotte dalla Provincia, attraverso la modifica del regolamento della Riserva, tra l’altro, «non sono state sottoposte alla obbligatoria Valutazione di incidenza».
La Riserva di San Giuliano, in quanto Zps e Sic, segnalano le associazioni, «ha consentito alla Provincia di Matera di ricevere finanziamenti dalla Comunità europea per un Progetto Life appena concluso ed è tuttora coinvolta, per altre aree protette, in altri due Life, segno del proprio interesse per la conservazione e tutela della fauna e degli habitat che entrerebbe in palese contraddizione con l’iniziativa di che trattasi». Le associazioni chiedono l’annullamento in regime di autotutela della delibera di marzo scorso.
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