Alcuni detenuti nella casa circondariale di Matera hanno fatto ricorso alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, chiedendo dei risarcimenti, per la situazione di sovraffollamento delle carceri italiane. Altri hanno avviato lo sciopero della fame per le stesse ragioni. Lo ha reso noto l’avvocato Livia Lauria, incaricata dai detenuti di Matera a diffondere due lettere aperte inviate a tutte le autorità italiane in cui pongono l’accento sul fenomeno
05 Dicembre 2009
MATERA - Alcuni detenuti nella casa circondariale di Matera hanno fatto ricorso alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, chiedendo dei risarcimenti, per la situazione di sovraffollamento delle carceri italiane. Altri hanno avviato lo sciopero della fame per le stesse ragioni. Lo ha reso noto l’avvocato Livia Lauria, incaricata dai detenuti di Matera a diffondere due lettere aperte inviate a tutte le autorità italiane in cui pongono l’accento sul fenomeno. I detenuti di Matera denunciano “una condizione di invivibilità che affligge tutte le carceri italiane ma che viene presa in considerazione troppo superficialmente”.
“Noi detenuti - scrivono - siamo consapevoli che se ci troviamo a vivere questa realtà è perchè abbiamo commesso degli errori ma è altrettanto vero che una sentenza di condanna, qualunque sia il reato, non elimina la nostra dignità di persone umane, oppure sì? Noi siamo costretti - aggiungono - ogni giorno a vivere una situazione di vero disagio, costretti a condividere con più persone degli spazi molto stretti ed angusti; per questo noi detenuti del carcere di Matera abbiamo deciso di fare ricorso alla Corte europea dei diritti degli uomini per denunciare questa situazione inumana e degradante inoltrando, in massa, singoli atti di richiesta di risarcimento contro lo Stato italiano, inadempiente, incurante e indifferente”.
Secondo i detenuti il sovraffollamento si risolve se i tribunali di sorveglianza riconoscessero le misure alternative al carcere “ai detenuti che sono prossimi al fine pena, che durante tutto il periodo di detenzione all’interno dello stabilimento carcerario hanno sempre dimostrato un atteggiamento propositivo e che abbiano dimostrato durante la detenzione la volontà di intraprendere un nuovo percorso personale”.
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