«Sono una bellissima studentessa camgirl senza freni. Sono online dalle 12 alle 22 di ogni giorno. Localizzazione: Potenza, Basilicata». È uno degli annunci che inondano la rete, terra di conquista per ragazze (e ragazzi) che vendono la propria immagine via internet. Anche le lucane cominciano a ritagliarsi uno spazio sul web: navigando navigando ne incontriamo una decina. Ma il numero potrebbe essere più elevato, anche perché non tutte le camgirl dicono da dove trasmettono il segnale e dove risiedono. Al di là della disinvoltura con cui mostrano il proprio corpo, quello che accomuna le camgirl è uno spiccato senso per gli affari. Una studentessa di Matera infarcisce il suo messaggio «didascalico » con consigli pratici per pagare il servizio: «Ciao ... il mio nome è Diana! Sono qui per offrire sexy show. Per mostrare il mio nudo serve solo 1 euro. Ho le tariffe più basse della rete. Puoi usare postepay oppure carta di credito... non accetto ricariche». Hai capito queste ragazze? Vi ricordate le studentesse di una volta, quelle che facevano il volantinaggio o le «banali » babysitter per mantenersi agli studi? Dimenticatele. Quelle di oggi sono molto più «sveglie e informate». Secondo una ricerca condotta da Studenti.it, sito web famoso tra i giovanissimi, sarebbero 75 mila le studentesse che sfruttano il loro corpo per potersi pagare gli studi, pari al 25% delle 350 mila studentesse lavoratrici presenti in Italia. Le camgirl sono ragazze «normali» che conducono una vita «normale» fuori da internet: ma appena accendono il pc subiscono una trasformazione radicale: da studentesse modello a consumate spogliarelliste: «Io - dice Luana (nome che utilizza davanti alla webcam), ragazza di Picerno - uso questo mezzo per potermi mantenere gli studi ». E, per spiegare meglio il suo mondo, cita alcune frasi tratte da «Diario di una webcam girl» di Helen: «Spesso chi si piazza davanti alla webcam per vederci non vuole solo guardare il nostro corpo e le nostre movenze. C’è chi paga anche solo per parlare». Cambiano i tempi, ma è esattamente ciò che accadeva una volta, quando le prostitute erano confidenti dei loro clienti. «Sì - aggiunge Luana - ma non confondeteci con chi vende sesso. Noi vendiamo soltanto immagine. Stop. Non c’è un poi, un secondo fine oltre a quello di farci guardare». Ma basta solo il discorso remunerativo per spingere una ragazza a mettersi davanti a una webcam e a spogliarsi? «Dietro a questo fenomeno - dice la psicologa potentina Nadia Sanza - si riscontra solitudine, difficoltà di relazionarsi nella vita reale e, ovviamente, anche esibizionismo, voglia di trasgressione. Lo schermo diventa protettore di una provocazione senza rischiare alcuna conseguenza, ma credo che la questione sia soprattutto riconducibile alla tendenza dei giovani di chiudersi nel proprio mondo fatto di contatti virtuali, di comunicazione virtuale. Quando c’è un contatto umano, reale, non intermediato da internet, cellulari e quant’altro - aggiunge Sanza - ci si deve mettere in gioco, si mostrano le proprie emozioni. L’eccessiva dipendenza da questi mezzi tecnologici crea un distacco dalla vita di tutti i giorni». Un approccio critico, dunque, quello della psicologa, che non condivide Francesca Miele, potentina trapiantata a Milano, esperta di comunicazione: «Quella delle camgirl - dice - potrebbe essere una semplice perversione e basta. Perché condannare chi ha il coraggio di farlo? Non sono prostitute e poi non passano tutta la giornata davanti alla videocamera. Lo fanno quando lo vogliono. L’unica cosa che non mi piace è che qualche ragazza strumentalizza lo studio per giustificare la scelta di apparire nuda».
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