Lo speciale
San Gerardo e i turchissimi: i potentini facciano squadra per vincere
Aspettando la parata: lo speciale Gazzetta dedicato al santo patrono di Potenza
Ogni anno c’è sempre qualcuno che vuole etichettarla, qualcun altro negarne il valore storico. Per noi la Parata dei turchi all’interno della festa di San Gerardo, il patrono del capoluogo lucano, è e resta il simbolo della «potentinità». Secondo gli antropologi francesi Durkheim e Mauss il fenomeno festivo è un’occasione per il gruppo di riscoprire le proprie origini, in un recupero periodico della propria storia, dove la comunità rifonda se stessa e trova la propria ragion d’essere. Mai definizione fu più azzeccata per quanto sta accadendo in questi giorni a Potenza, con la festa patronale che entra nel vivo in un clima di grande condivisione e compartecipazione popolare.
Quando parliamo di coinvolgimento popolare non ci riferiamo soltanto agli oltre mille figuranti che parteciperanno alla sfilata, ma all’attività delle varie associazioni presenti sul territorio cittadino, a cominciare dai Portatori del santo, sempre più «centrali» nella festa con il loro Folk Festival e gli incontri nelle scuole per sensibilizzare le nuove generazioni sul momento fortemente identitario della Parata e della celebrazione del santo patrono.
Ai potentini, spesso imbrigliati in pregiudizi e con un approccio alla festa animato dalla «critica a prescindere», diciamo: non incarnate l’ormai proverbiale uggiosità (quest’anno un po’ di più) di questo scorcio di maggio pre-San Gerardo, godetevi la città, godetevi questi giorni di gioia e divertimento, sdoganando nel capoluogo lucano quel senso di appartenenza e di orgoglio territoriale riscontrato a Matera prima e dopo la proclamazione di capitale europea della cultura 2019. Il successo della città dei Sassi non è solo del progetto e dello scenario inimitabile, ma soprattutto risiede nella capacità dei materani di fare squadra, di creare quella spinta autopropulsiva che, diciamo la verità, a Potenza non si è ancora sviluppata appieno. La festa sia l’occasione per ricompattarci, soprattutto in questo momento storico non facile. E se dovesse davvero esserci qualche intoppo, qualcosa che non va per il verso giusto, lasciamo che il contesto lo fagociti come scriveva Freud un secolo fa: «La festa popolare è un eccesso permesso in cui nulla è scontato. L’imprevedibile, per quanto criticabile, non può scalfirne la forza dirompente».