ROMA, 5 maggio 2004 - Il confronto sulla Fiat di Melfi si sposta nello stabilimento lucano. Seduti attorno ad un tavolo ci saranno i rappresentanti sindacali della fabbrica e la direzione dell' azienda. La svolta è arrivata in serata, all' incontro organizzato a Roma tra la Fiat e i vertici dei sindacati metalmeccanici. L' azienda ha lanciato la carta sul tavolo, aprendo ad un confronto in sede locale sui temi richiesti dai lavoratori. Si parlerà di tutte le questioni avanzate: della cosiddetta doppia battuta (la ripetizione per due settimane consecutive del turno di notte) alle questioni normative come le differenziazioni salariali rispetto alle altre fabbriche Fiat per i turni di pomeriggio e di notte.
L' annuncio, che è stato dato quasi in contemporanea ai lavoratori ancora fuori dai cancelli dello stabilimento a Melfi, è stato accolto da applausi. E un' assemblea si è riunita immediatamente, in un clima euforico. Ma la decisione finale è stata comunque quella di non abbassare la guardia: lo sciopero rimarrà fino alle 14 di domani, cioè fino alla stessa ora fissata per l' incontro tra azienda e Rsu a Melfi. Poi si vedrà. Alle 18, poi, il confronto si allargherà anche all' indotto. Il clima appare decisamente cambiato ma la trattativa non sarà facile: così è anche previsto un «tavolo paracadute» che potrebbe essere riconvocato a Roma per venerdì.
La notizia giunta in serata ha cambiato le prospettive di una giornata che era partita facendo registrare, fin dalla mattina, un raffreddamento nelle posizione tra le parti. Contatti - rivelano i sindacalisti - erano in corso con Fiat per definire luogo e ora della ripresa delle trattative, ma qualcosa sembrava aver inceppato nuovamente la soluzione del problema Melfi. La soluzione era per alcuni così prossima da fissare ora e luogo della riunione delle Rsu, che avrebbero dovuto «validare» la piattaforma da portare alla Fiat e spianare la strada alla ripresa dell' incontro. Invece, fino a sera c'è stato un stop, finchè la questione non è tornata sul tavolo «ristretto» tra la Fiat e i segretari di Fim, Fiom e Uilm. Queste oscillazione hanno fatto, tuttavia, aumentare la tensione a Melfi, con le voci che hanno ripreso a farsi sentire per chiedere proteste più dure.
In mattinata la Fim e la Cisl avevano manifestato nell' area industriale, ma in una zona lontana dai presidi. «Siamo qui per fare un buon accordo e per dire no a tutte le intolleranze», ha detto il segretario generale della Fim-Cisl, Giorgio Caprioli. In prima fila, insieme a dirigenti e iscritti della Fim venuti da tutta l' Italia, c' era Maria Grieco, la delegata protagonista, nei giorni scorsi, di un' aggressione verbale all' ingresso dell' area industriale, l' episodio che ha indotto la Fim a chiedere la sospensione delle trattative.
«Nei presidi - ha detto agli oltre 5.000 manifestanti (1.500 per la Polizia) - ci sono anche iscritti della Fim che hanno aderito alle lotte, non lo nascondiamo e per noi non è un problema, il pluralismo è una ricchezza per la nostra organizzazione. Non abbiamo rancore verso nessuno - ha aggiunto Caprioli - ma sugli episodi di intolleranza chiediamo posizioni nette: ricordiamoci tutti che si parte dalle intemperanze verbali e non si sa dove si arriva». Tutto il ragionamento della Cisl e della Fim è stato però rivolto alla ripresa della trattativa: sia Caprioli sia il segretario confederale Giorgio Santini hanno da un lato accusato la Fiat di aver creato una situazione di scontro in fabbrica, dall' altro hanno cercato, pur non risparmiando critiche, di alimentare il dialogo con le organizzazioni che sostengono la protesta, a cominciare dalla Fiom.
A pochi metri dalla manifestazione, la fabbrica - secondo l' azienda - ha prodotto anche oggi: 140 tra Fiat Punto e Ypsilon e poi pezzi per gli altri stabilimenti. Dati contestati dai delegati: «In fabbrica ci sono 120-140 persone, e in tre giorni cono state prodotte appena 70 autovetture che, più che prodotte, sono state completate».
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