Per 18 anni gli negano trasferimento a Matera: agente lucano s'uccide
Da anni chiedeva il trasferimento in un carcere più vicino a casa, a Matera, e alcuni giorni fa gli era arrivata la comunicazione che finalmente lo spostavano, ma a Perugia. Così l’assistente capo di polizia penitenziaria di 38 anni si è tolto la vita la notte scorsa sparandosi un colpo al petto nella caserma interna al carcere di Monza • I sindacati: è il 13° suicidio di guardie carcerarie in due anni
27 Settembre 2009
MONZA – Da anni chiedeva il trasferimento in un carcere più vicino a casa, a Matera, e alcuni giorni fa gli era arrivata la comunicazione che finalmente lo spostavano, ma a Perugia. Così l’assistente capo di polizia penitenziaria di 38 anni si è tolto la vita la notte scorsa sparandosi un colpo al petto nella caserma interna al carcere di Monza. Lo hanno confermato i colleghi della vittima.
«Era un grande lavoratore e il suo lavoro gli piaceva ma avrebbe voluto tornare vicino casa – hanno raccontato i colleghi - Da 18 anni lo spostavano da un carcere all’altro in Lombardia e si sentiva demoralizzato».
«Purtroppo era ancora celibe e quindi la precedenza nei trasferimenti, secondo prassi, viene data a chi ha moglie e figli», hanno aggiunto i colleghi. Alcuni giorni fa l’assistente capo aveva finalmente ricevuto la comunicazione del suo trasferimento, ma grande è stata la delusione quando ha scoperto che la destinazione era Perugia e non Matera.
«Si è sentito quasi preso in giro, è caduto nella disperazione – hanno raccontato i colleghi – Continuava a ripetere che per lui cambiava poca stare a Monza o Perugia, perchè in ogni caso era troppo lontano da casa».
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