di MARCO TUCCI Quattro grotte con affreschi di epoca medievale. Le hanno rinvenute i volontari melfitani dell’Archeoclub d’Italia, durante una ricognizione del territorio iniziata sette anni fa e che, come tappe intermedie, ha ottenuto la salvaguardia delle chiese extra-cittadine di Santa Margherita, di contrada Giaconelli e della Madonna delle Spinelle
08 Settembre 2009
MELFI - Quattro grotte con affreschi di epoca medievale. Le hanno rinvenute i volontari melfitani dell’Archeoclub d’Italia, durante una ricognizione del territorio iniziata sette anni fa e che, come tappe intermedie, ha ottenuto la salvaguardia delle chiese extra-cittadine di Santa Margherita, di contrada Giaconelli e della Madonna delle Spinelle. Dapprima le ricerche si sono concentrate sulla zona del Basso Melfese, attraversato da una strada di servizio della famosa Via Appia che tangeva Venosa. Ecco quindi rinvenuti ceppi votivi e pietre miliari in quelle che, allora, erano stazioni di posta romane.
Tutto, naturalmente, comunicato alla Soprintendenza competente, che si è mossa di conseguenza mettendo i siti al riparo da vandalismo o ulteriori atti tesi, magari, a celarne la presenza ed impedire che diventassero di pubblico dominio. Stessa cosa avvenuta per il secondo tipo di censimento che è stato effettuato dal gruppo di appassionati guidato dal fotografo Vincenzo Fundone. Quello orientato, cioè, verso gli insediamenti che al tempo dei monaci Basiliani accoglievano gli eremiti, in grotte che adesso sono di uso agricolo anche con poco riguardo per i reperti ma che, ovviamente, conservano un grande valore proprio per i dipinti murari che, nei quattro casi prima citati, sono degni e bisognosi di urgente interesse.
«Compiuti i passi necessari per archiviare immagini e non mettere niente a repentaglio di manomission i- dicono dall’Archeoclub di Melfi- abbiamo convinto quasi tutti i proprietari dei luoghi a farci muovere per azioni tese ai lavori indispensabili in due grotte particolari che si trovano tra la Porta Venosina ed il toppo Sant’Agata che, appunto, ospita tuttora i muri di luogo di culto. Poi, chiaramente, è stato preminente reperire i fondi occorrenti per qualsiasi discorso. Abbiamo trovato grande collaborazione nell’associazione Compagnia della Terra Nova che, a sua volta, ha ottenuto una somma di circa venticinquemila euro dalla sensibilità Fondazione Banco di Napoli. Con tali potenzialità, si potranno staccare gli affreschi, svolgere un restauro conservativo e, poi, farne dono al Comune per una esposizione nella galleria civica di Palazzo Donadoni. In particolare, il progetto avrà inizio già in questa settimana nei confronti di un affresco definito Tre Santi, perché raffigura tre busti con la classica aureola».
Dunque, fatti concreti per questi amanti della storia e del terra in cui vivono. Un esempio sicuramente da imitare. MARCO TUCCI
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