di MIMMO SAMMARTINO A volte ritornano. Ma se a tornare sono i camion pieni di spazzatura, la faccenda si fa dura. Eppure è esattamente quello che sta accadendo, a partire dal primo maggio, nei 21 centri che conferiscono i loro rifiuti a quella che, con brutto termine, è definita la «stazione di trasferenza» di Montegrosso Pallareta, a Potenza. È qui che, sino a qualche giorno fa, arrivavano i camion di Abriola, Albano di Lucania, Anzi, Avigliano, Balvano, Baragiano, Brienza, Calvello, Castelgrande, Muro Lucano, Pietrapertosa, Picerno, Pignola, Ruoti, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania, Savoia di Lucania, Tito, Trivigno, Vaglio di Basilicata, Vietri di Potenza
04 Maggio 2009
POTENZA - A volte ritornano. Ma se a tornare sono i camion pieni di spazzatura, la faccenda si fa dura. Eppure è esattamente quello che sta accadendo, a partire dal primo maggio, nei 21 centri che conferiscono i loro rifiuti a quella che, con brutto termine, è definita la «stazione di trasferenza» di Montegrosso Pallareta, a Potenza. È qui che, sino a qualche giorno fa, arrivavano i camion di Abriola, Albano di Lucania, Anzi, Avigliano, Balvano, Baragiano, Brienza, Calvello, Castelgrande, Muro Lucano, Pietrapertosa, Picerno, Pignola, Ruoti, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania, Savoia di Lucania, Tito, Trivigno, Vaglio di Basilicata, Vietri di Potenza.
Ogni giorno arrivano a Pallareta circa 70 tonnellate da questi 21 centri, come disposto dalla Provincia di Potenza. Questi rifiuti si aggiungono alle circa 70 tonnellate prodotte da Potenza città. Poi, almeno questo avveniva fino a qualche giorno fa, da Pallareta il carico viene smistato, in attesa di soluzioni più adeguate e di più lunga durata, nelle discariche di Salandra e di Venosa. È accaduto però che Venosa non ce la fa più e ha sbarrato le porte: smaltisce, per ora, solo la propria produzione. Per il resto non c’è più posto. Salandra, al momento, avrebbe una maggiore disponibilità, ma c’è il problema legato al rischio affogamento dei veicoli in transito. E così è accaduto quel che non sarebbe dovuto accadere.
La mattina del 30 maggio i sindaci dei 21 comuni si sono visti notificare una scarna nota nella quale li si informava che, «a far data dal 1 maggio», non potevano più conferire i rifiuti a Pallareta. Senza una ulteriore indicazione su che fare. Il Comune di Pietrapertosa, che ha provato ha inviare ugualmente un proprio camion per depositare i rifiuti nella discarica di Potenza, se l’è visto, poco dopo, rispedire indietro pieno di pattume, così come era partito. Ma qual è la soluzione? Per quanti giorni si può trattenere la spazzatura senza trasformare i nostri paesi nella brutta copia della «monnezzopoli» napoletana?
«Per poter accettare i rifiuti - dice il presidente dell’Acta, Federico Mazzaro - ci devono dire dove portarli». Il quadro è il seguente: «In attesa di termovalorizzatori che non arrivano - spiega Mazzaro - stanno scoppiando tutte le discariche. Da Lauria a Genzano, da Tricarico a Venosa. Salandra sta meglio, ma nel giro di qualche mese potrebbe trovarsi anch’essa stracolma. Il problema è che non si assumono decisioni, spesso nascondendosi dietro a questioni meramente burocratiche. È vero che la Provincia è titolare delle politiche dello smaltimento dei rifiuti, ma se non si autorizzano gli ampliamenti degli impianti (e questa è una competenza della Regione), che cosa può fare? E qui ci sono domande di ampliamento da realtà come Venosa e anche da Potenza che attendono risposte da tempo».
«Per quanto riguarda la situazione di Pallareta - conclude il presidente dell’Acta - poiché Venosa ha chiuso le porte e Salandra non accetta più di due camion al giorno, noi ci siamo premuniti per poter trattenere, provvisoriamente, quantitativi di rifiuti. Al momento ne abbiamo depositate oltre 900 tonnellate. Il fatto è che noi siamo in grado di far viaggiare fino a 8 camion al giorno (cioé 140/160 tonnellate di rifiuti). Invece ci è consentito spostarne solo due. Così però la situazione è destinata a scoppiare. Noi intendiamo fare tutta la nostra parte. Ma chi è deputato a decidere, deve assumersi le proprie responsabilità e trovare le soluzioni più idonee. Nella fase dell’emergenza e in quella di più lunga prospettiva. Se non si assumono, con urgenza, le decisioni la situazione è irrimediabilmente destinata a esplodere. Come e più delle discariche già stracolme». MIMMO SAMMARTINO
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