di IVANA INFANTINO «La Basilicata in modo potenziale, per il momento, è esposta al rischio sismico quanto l’Abruzzo. Tuttavia nella disgrazia abbiamo avuto modo di analizzare le criticità che si sono verificate per non ripetere gli stessi errori»
25 Aprile 2009
di IVANA INFANTINO
POTENZA - Prevenire, organizzarsi e passare dalla teoria alla pratica. Sono queste le priorità che la Basilicata deve darsi se non vuole farsi trovare impreparata di fronte ad eventi sismici come quello che ha colpito l’Abruzzo. È quanto emerso nel corso dell’incontro di ieri, promosso dall’Università degli studi della Basilicata, per tracciare un primo bilancio dell’attività svolta dai ricercatori e docenti di sismologia e ingegneria sismica dell’ateneo lucano nelle zone terremotate. Obiettivo: riportare le esperienze, analizzare le criticità, per concretizzare sul territorio lucano le buone prassi, come ha sottolineato anche il rettore Antonio Mario Tamburro. Un’attività poco nota quella del dipartimento di strutture, geotecnica e geologia, fiore all’occhiello dell’ateneo, dove operano, da anni, esperti in rischio sismico di fama nazionale ed internazionale, e dove si sperimentano tecniche innovative per ridurre i rischi.
«La Basilicata - ha detto Angelo Masi - in modo potenziale, per il momento, è esposta al rischio sismico quanto l’Abruzzo. Tuttavia nella disgrazia abbiamo avuto modo di analizzare le criticità che si sono verificate per non ripetere gli stessi errori sia dal punto di vista delle tecniche costruttive che per l’utilizzo dei materiali».
Sugli aspetti ingegneristici si è, infatti, soffermato il docente Felice Ponzo, che ha sottolineato l’impor tanza della qualità della progettazione e della esecuzione dei lavori di costruzione degli edifici, mentre il professor Marco Mucciarelli ha approfondito gli aspetti sismologici. Insomma, un seminario tecnico- scientifico dal taglio divulgativo utile a sfatare anche una serie di dicerie, amplificate dai media, e prive di fondamento. Dall’utilizzo della sabbia per la costruzione delle abitazioni, alle possibilità di prevenire i terremoti. Insomma un vero festival della disinformazione, come lo hanno definito, dove chiunque era diventato esperto di terremoti. Nel corso dell’incontro è stato inoltre ribadito a più riprese che non tutti i terremoti si possono prevenire, anche perché «pur in presenza di segnali e rilevazioni, non è detto che l’evento sismico si verifichi», come dimostrano gli studi in materia.
Tuttavia l’unico modo per contenere i danni è «fare prevenzione », sia attraverso controlli periodici e interventi di manutenzione degli edifici che attraverso l’utilizzo di tecnologie innovative che più che «prevedere l’evento» lo segnalano in tempo reale, con uno scarto di decine di secondi utili ad allertare i mezzi di trasporto pubblico o gli ospedali. Alla base dell’attività di prevenzione c’è anche l’organizzazione di efficienti piani di protezione civile, da divulgare in maniera capillare fra le comunità amministrate. «Nonostante tutto quello che è stato detto - hanno raccontato gli esperti - in Abruzzo abbiamo trovato persone straordinarie, uomini e donne che in men che non si dica hanno allestito un campo di accoglienza, che due giorni dopo il sisma sono tornati a lavorare».
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