di MASSIMO BRANCATI
POTENZA - La tragedia di L’Aquila riecheggia nelle stanze. Impossibile non pensare al terremoto e, in particolare, alla fragilità della casa dello studente abruzzese che è venuta giù con una facilità disarmante. E inquietante. Sulla scia dell’onda emotiva prodotta da questo terribile evento, a Potenza ci si interroga sulla sicurezza degli alloggi riservati agli universitari e si scopre che la struttura di via Fabio Filzi, al rione Francioso, è priva di un certificato di idoneità statica. Manca, insomma, la documentazione che «ufficializzi» la sua, chiamiamola così, solidità. Un pezzo di carta, certo, non garantisce al 100 per cento contro terremoti e frane, ma la sua assenza è un particolare che alimenta la preoccupazione.
La struttura di via Filzi, lo ricordiamo, era di proprietà comunale. Qualche anno fa gli appartamenti erano riservati ai docenti universitari e successivamente, con la nascita dell’Ardsu (agenzia regionale per il diritto allo studio universitario), le competenze passarono al neonato organismo e gli alloggi furono destinati agli studenti. Già allora i primi riscontri sul fronte burocratico lasciarono perplessi, dal momento che l’edificio risultò non accatastato.

Oggi, dopo la tragedia abruzzese, è giunto il momento di indagare più a fondo e capire esattamente come stanno le cose in un palazzo che, va sottolineato, ospita numerose famiglie oltre agli studenti. Sulla necessità di approfondire il tema della sicurezza è d’accordo anche il direttore dell’Ardsu, Giovanni Di Pilato, che ha chiesto all’architetto Umberto Gasperini, responsabile di settore per conto dell’agenzia, di monitorare la situazione alloggio per alloggio. La richiesta è di qualche giorno fa, ma sulla sicurezza Di Pilato ha sempre insistito fin dal suo insiediamento: «Dallo scorso mese di dicembre - dice - abbiamo avviato un ciclo di incontri con tutti gli studenti ospitati nelle nostre strutture per insegnare come comportarsi in caso di terremoto o di incendio. Non abbiamo la pretesa di essere esaustivi, ma è importante almeno conoscere l’«abc» della sicurezza, cosa fare e cosa non fare in certi momenti. Insomma, può essere utile».
Quanto alla situazione degli alloggi, Di Pilato ritiene che non ci siano particolari problemi: «Stiamo verificando - ribadisce - lo stato di salute degli edifici e al momento non sono emerse criticità tali da farci pensare ad un’emergenza». Sarà. Ma al di là del caso di via Fabio Filzi, che potrebbe (questa è la speranza) rivelarsi soltanto una «mancanza» burocratica, campeggiano interrogativi sulla sede di via Viggiani che in passato ha ospitato la clinica Gavioli e diversi uffici regionali.
Danneggiata dal sisma dell’80, il palazzo è stato ristrutturato, ma nel corso degli anni, con i vari cambi di destinazione d’uso, i timori sulla capacità di reggere l’urto di un sisma hanno sempre avvolto l’edi - ficio: «Dai rilievi e dalle carte in nostro possesso - dice Gasperini - non ci dovrebbero essere problemi. Il condizionale in questi casi è d’o bbligo, ma eviterei di creare allarmismo». Se sul fronte dei controlli navighiamo in un mare di ipotesi (positive e negative), c’è un’altra questione che invece vive di certezze: nessuno degli universitari ospitati nelle case dello studente di Potenza ha una copertura assicurativa. Non è necessaria la catastrofe per scatenare una reazione a catena che potrebbe avere conseguenze disastrose dal punto di vista economico per la stessa Ardsu: basta anche un piccolo incidente per avviare il meccanismo della richiesta di risarcimento danni.
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