la città

Bari, chiude il Piccolo Teatro: così cala il sipario su 60 anni d’arte

Pasquale Bellini

Gli esordi nel capoluogo pugliese risalgono al 1967. Tanti gli allestimenti, anche sperimentali

Ho notizia del Piccolo Teatro di Bari fin dagli anni ‘60 del secolo scorso, quando la formazione messa in piedi da Eugenio D’Attoma manager-regista e da Nietta Tempesta attrice mise le tende, anzi alzò la scena, nello spazio teatrale alla via Borrelli, quartiere Carrassi. Credo fosse il 1967: è da allora che questa compagnia, fra alti (artistici) e bassi (economico-strutturali) tiene banco nella realtà teatrale cittadina e regionale. Allora, anni 60, il Piccolo era in effetti l’unica realtà produttiva in Bari, affiancando in gara le energie e gli sforzi degli studenti-attori del Cut, il Centro Universitario Teatrale. D’Attoma, con Tempesta ed altri valorosi (ricordo Mario Mancini) già da più di un decennio promuovevano teatro e spettacolo in Bari, con un Gruppo Azione Drammatica Prometeo, che operava in un Teatro Circolare sito negli spazi dell’Albergo delle Nazioni. Decine e decine gli allestimenti del Piccolo, lungo i decenni, aperti a proposte sperimentali e innovative (da Mrozeck a Beckett, da Wilde ai nuovi autori italiani) con l’apertura (era il 1975) al repertorio popolare e vernacolare del territorio, vedi lo Jarche Vasce con vari autori (tra essi Vito Maurogiovanni) e con regia di Michele Mirabella.

Anche dopo la scomparsa di D’Attoma (nel 1996) il Piccolo ha continuato le attività, nella sede storica di via Borrelli, sempre promosse da Nietta Tempesta, veterana meritatamente del teatro barese con i suoi 93 anni di età e gli oltre 70 di teatro, e dal figlio Stefano D’Attoma. L’anno scorso il Piccolo fu invitato al Piccinni (stagione di Comune e Puglia Culture) dove presentò (teatro gremito) L’importanza di chiamarsi Ernesto di Wilde, cavallo di battaglia del Piccolo e della Nietta. Sempre, va detto, le attività nella sala di via Borrelli si sono svolte un po’ arrancando fra normative vessatorie, regole amministrative ambigue e tecnicalità di comodo.

Ora, tra motivazioni legate alla struttura amministrativa del gruppo e dello spazio (associazione privata con soci) e ingiunzioni tecnico-strutturali, sono gli uffici preposti del Comune di Bari che hanno, di fatto, imposto la chiusura del Piccolo Teatro e l’interruzione delle attività. Paradosso vuole che, dopo la chiusura, sia il sindaco Leccese, sia l’assessora alle culture Paola Romano hanno promesso attenzione e impegno per la ripresa delle attività del Piccolo. Intanto, comunica Stefano D’ Attoma, dopo un ricorso al Tar (che ha dato ragione al Comune, circa i provvedimenti presi) si attende la sentenza definitiva dal Consiglio di Stato: dovrebbe essere resa pubblica il prossimo 23 ottobre.

Si spera che non sarà per qualche ricevuta mancante di qualche socio-spettatore, per una porta in più o meno (queste pare siano a norma!) che un’attività meritoria e in auge da più di settanta anni debba chiudere i battenti. Quando si chiude un teatro, sia pure piccolo come il Piccolo, quando cala un sipario, è come una saracinesca che si abbatte sull’anima di una città.

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