la missione

Dalla Flotilla: «siamo stati attaccati dai droni, circa 13 esplosioni. Nessuno Stato è intervenuto»

Così l'attivista pugliese Tony La Piccirella parlando degli attacchi subiti la scorsa notte. « Qualcuno ha subito danni all’udito, vele rotte ma continuiamo»

«Alcuni di noi hanno riportato danni all’udito, non gravi, per le esplosioni. Due imbarcazioni hanno riportato danni alle vele che però stiamo assestando, e tutti sono in grado di continuare la navigazione. A parte questo stiamo tutti bene. Ovviamente fa parte di una strategia intimidatoria, una guerra psicologica. Può essere che continueranno nei prossimi giorni. A noi mancano cinque giorni di navigazione più o meno».

Lo ha detto Tony La Piccirella che si trova a bordo della nave Family, coordinatrice della Global Sumud Flotilla che sta portando aiuti umanitari a Gaza, parlando degli attacchi subiti la scorsa notte.

«Sono attacchi militari volti a intimidirci come se fossimo solo 40 imbarcazioni in mezzo al mare. Ma non è così. Noi abbiamo il supporto globale e soprattutto la motivazione che ci spinge è quella di portare la solidarietà internazionale a un popolo che sta venendo bombardato da ordigni veri e anche l’ultima città palestinese in questo momento è rasa al suolo. L’invasione è praticamente completa. Nessuno si tira indietro. Non siamo noi il punto. Probabilmente queste operazioni militari non considerano il contesto». 

«Durante tre ore di attacco di una flotta civile - osserva La Piccirella - non c'è stato alcun intervento da parte di nessuno Stato e questo dimostra che la nostra unica protezione rimane l'attenzione della società civile globale e la pressione che questa riesce a mettere nel momento in cui protesta, sciopera e usa tutti i mezzi per farsi sentire».
Quanto alla posizione del governo italiano, che ha detto di poter riconoscere lo Stato della Palestina solo quando Hamas andrà via dalla Striscia di Gaza e se rilascerà tutti gli ostaggi, La Piccirella commenta: «Questo è un prendere tempo, relativizzare un genocidio. Hamas da tanto tempo non costituisce alcuna minaccia, è solo una scusa per continuare a relativizzare un genocidio e non prendere una posizione. Il motivo è chiaro e lo possono vedere tutti: le relazioni economiche e belliche dell’Italia con Israele. Questa è solo retorica spicciola per continuare a vendere armi e avere relazioni commerciali. Non c'è un dibattito d’opinione su questa cosa».

«Lo Stato italiano e le aziende italiane - aggiunge - guadagnano su questo genocidio. E il governo sta prendendo tempo affinché questo continui. E serve che tutto il popolo italiano si faccia sentire affinché sia più forte degli interessi economici che adesso sono priorità per il governo».

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