La missione
Lorenzo D'Agostino, chi è il giornalista barese a bordo della Flotilla verso Gaza
Il freelance racconta il suo viaggio: lottiamo contro il senso di impotenza
La barca a vela si chiama «Hio» e fa parte della Global Sumud Flottilla, la carovana di amore e di umanità in viaggio per Gaza, con l’obiettivo di portare aiuti ai popoli affamati. A bordo, c’è il giornalista barese Lorenzo D'Agostino: «Siamo al largo di Barcellona e siamo tantissimi – racconta – anche se molti altri si aggiungeranno durante la navigazione. Procediamo insieme, ho contato almeno trentacinque barche finora e le assicuro che nonostante un po’ di paura e di emozione, ci siamo tutti commossi alla partenza, per l’abbraccio che la gente ci ha riservato. È stato davvero un momento unico che porterò per sempre nel cuore, perché tutti guardiamo a ciò che sta accadendo laggiù e pensiamo alla disumanità del mondo, ma poi, vedere migliaia di persone mostrarci affetto e partecipazione, è stato un conforto».
La voce è davvero rotta dalla commozione e dalla passione allo stesso tempo. Lorenzo si rende conto dei pericoli che corre, anche perché per lui non è la prima volta: è un giornalista investigativo freelance specializzato in migrazioni e politiche di frontiera nel Mediterraneo. Le sue inchieste sono state pubblicate da numerose testate internazionali, tra cui «Libération», «El País», «Internazionale», «CNN» e «Der Spiegel». «Questa è ovviamente anche un’esperienza professionale, ma è soprattutto un modo per lottare contro quel senso di impotenza che ti mangia dentro, visto ciò che sta accadendo», dice. L’idea di partecipare è stata casuale. Lorenzo è venuto in contatto con l’azione dell’altro barese, Antonio La Piccirella (fermato a luglio a Gaza) e ha seguito il video in cui si annunciava la nuova azione in Flottilla: «Ho mandato la mia candidatura nel gruppo spagnolo perché vivo a Barcellona e, mentre all’inizio mi avevano risposto che non c’era più posto, poi mi hanno richiamato. Cercavano persone con esperienza in mare e io ho partecipato a missioni di salvataggio nel Mediterraneo». E così il giornalista barese si trova su una delle tante barche ora in veleggiata verso l’inferno di Gaza: nove persone a bordo sulla sua «Hio», arrivate da ogni parte del mondo, dal Galles, dal Regno Unito. C’è anche un giornalista messicano, una studentessa finlandese e uno slovacco. Mille vite diverse tra le onde dell’utopia, della sfida e dell’azione collettiva.
I piani esatti della rotta sono ovviamente segreti e nemmeno i singoli comandanti delle imbarcazioni conoscono ancora le coordinate del luogo in mare aperto in cui tutte le barche internazionali si riuniranno prima dell’arrivo: «La nostra missione è reale e simbolica, vogliamo aprire il corridoio umanitario, abbiamo viveri per le popolazioni affamate ma non basteranno certo a sfamare tutta quella povera gente». Non siamo eroi, dicono gli attivisti. Paura? «Quando vedi ciò che hanno fatto ai giornalisti di Gaza – risponde D’Agostino – e quello che stanno facendo ai bambini, non puoi non avere paura. Mi sto potenzialmente andando a mettere nelle loro mani e sappiamo tutti che Israele ha la capacità di militare di fermare tutti noi. Ma l’azione comune, lo stare insieme, l’arrivare in 400-500 o quanti saremo alla fine, rende meno facile, anche dal punto di vista logistico, ogni tipo di reazione». L’altro giorno il giornalista barese (chi vuole può seguirlo sui social su https://www.instagram.com/lo_dago?igsh=cWR2YXk4ZXlhYWYy e su Tik Tok: https://www.tiktok.com/@lorenzodago?_t=ZN-8zIsTvYLnyo&_r=1) ha intervistato su «Il Manifesto» Greta Thunberg e ogni giorno manderà un articolo per raccontare la missione. Greta è su una nave ammiraglia, un po’ distante da lui, ma ha partecipato alle giornate di formazione pre-partenza: «E’ una ragazza di 22 anni – sottolinea D’Agostino – e deve fare i conti con un livello di celebrità e di responsabilità enorme che però riesce a gestire al meglio».
Sei nodi all’ora. A questa lenta, ma preziosa velocità, naviga la voglia di pace.