sanità
«Soldi per saltare le liste d'attesa», in carcere cardiologo barese dell'ospedale di Molfetta I NOMI
L'indagine dei carabinieri coordinata dalla Procura di Trani: in cinque mesi del 2024 il medico avrebbe organizzato un sistema di prenotazioni parallelo a favore dei suoi pazienti
MOLFETTA - E' finito in carcere con le accuse di concussione, corruzione, peculato e truffa aggravata il medico barese Angelo Balzano, 54 anni, in servizio nell'ambulatorio di cardiologia dell'ospedale di Molfetta. Lo ha disposto il gip di Trani, Ivan Barlafante, accogliendo la richiesta dei pm a seguito delle indagini svolte dai Carabinieri del Nas di Bari. L'uomo è finito nel carcere di Bari e sarà interrogato lunedì.
Le indagini, relative al periodo compreso fra luglio e novembre 2024, hanno consentito di ipotizzare – ferma restando la presunzione di non colpevolezza dell’indagato fino a condanna definitiva e con valutazioni che dovranno essere confermate nel contraddittorio delle parti – che lo specialista avrebbe gestito il servizio di pubblica utilità della ASL di Bari in modo privatistico. Il medico, infatti, avrebbe messo in atto un sistema parallelo rispetto al meccanismo di prenotazione ordinario, che gli avrebbe permesso di ottenere compensi illegali per consentire ai pazienti di sottoporsi in modo immediato a visite ed esami che altrimenti sarebbero stati eseguiti dopo molti mesi. Tra di loro ce n’erano alcuni che, seppur esenti dal pagamento del ticket, per eludere le liste di attesa, sono stati costretti a corrispondere dai 50 ai 100 euro per “prestazione”.
Vi erano, poi, anche dei pazienti privilegiati a cui veniva riservata una corsia preferenziale. Si trattava, in questi casi, di colleghi ed amici che, quando avevano bisogno, si rivolgevano direttamente al professionista che subito si adoperava per eseguire le prestazioni durante l’orario di servizio utilizzando la strumentazione dell’ospedale.
Dopo l’acquisizione dei documenti, e dopo aver intuito di essere sotto indagine, lo specialista avrebbe anche tentato di inquinare il quadro probatorio suggerendo ad alcuni dai quali aveva intascato indebitamente il denaro le risposte da fornire ai carabinieri che li avevano convocati in caserma.