il caso

Bari, per gli alloggi di via Pappacena destinati ai militari il Tar boccia i pensionati

Isabella Maselli

Il ricorso per il riscatto delle case. «Servono alle forze dell'ordine ancora in servizio»

BARI - «È solo il dipendente ancora in servizio a poter vantare legittimamente priorità nell’acquisto dell’alloggio di servizio. Se fosse concessa al dipendente in congedo analoga facoltà, diminuirebbe sensibilmente il numero di alloggi di servizio disponibili per il personale attivamente impegnato nei ruoli delle forze dell’ordine con esiti di vanificazione del programma di contrasto alla criminalità organizzata». È la motivazione con la quale il Tar ha respinto il ricorso di un militare barese, in pensione da ottobre 2019, assegnatario quando era in servizio di un appartamento in via Pappacena, nel quartiere Poggiofranco, e che dopo aver vissuto lì per decenni con la famiglia avrebbe voluto acquistarlo.

Legge del 1991 Si tratta di alloggi di edilizia residenziale sovvenzionata, gestiti dall’Arca Puglia centrale, che li aveva concessi in locazione in virtù di una legge del 1991. La Regione nel 2020 ha approvato una legge che prevede programmi di alienazione degli alloggi cosiddetti «articolo 18», cioè appunto quelli assegnati alle forze dell’ordine. Ma a fine carriera, interessato all’acquisto dell’appartamento, il militare si è visto escludere - per mancanza dei requisiti - dall’elenco dei destinatari della lettera di invito predisposta dall’amministrazione per la manifestazione della volontà di acquisto delle unità immobiliari.

La comunicazione di Arca Puglia di febbraio 2022 era chiara, prevedendo per il militare e per diversi altri ex appartenenti alle forze dell’ordine la «decadenza dall’assegnazione degli alloggi».

Il ricorso Il militare ha impugnato il provvedimento e ora il Tar gli ha dato torto, come aveva fatto in passato con altri ex militari in pensione. «Il possesso della qualifica di assegnatario dell’immobile - scrivono i giudici - è strettamente correlato all’esercizio della particolare funzione pubblica in vista della quale i dipendenti delle amministrazioni dello Stato godono di un regime alloggiativo agevolato, specialmente ove si tratti di appartenenti alle forze dell’ordine impegnati in attività di contrasto al crimine organizzato, trasferiti per esigenze di servizio dai comandi di appartenenza». «Ne deriva - secondo il Tar - che la stessa qualifica di assegnatario dell’immobile cessa irrimediabilmente a partire dal collocamento del dipendente in quiescenza, il che è avvenuto a partire da ottobre 2019».

Secondo i giudici, inoltre, «la circostanza che abbia potuto usufruire degli alloggi per il triennio successivo al collocamento in congedo non comporta affatto il permanere della qualifica di assegnatario dell’immobile e la possibilità di spendere detta qualifica ai fini dell’acquisto degli speciali alloggi di edilizia sovvenzionata». Quel triennio, cioè, dovrebbe essere usato dai militari in pensione per trovare una nuova casa. «In questa logica, l’esigenza abitativa del dipendente in servizio attivo, il quale è assegnato presso reparti operativi anche molto distanti dal luogo di origine al fine di partecipare all’azione di contrasto alla criminalità organizzata, - spiega il Tar nella sentenza - deve avere netta preponderanza rispetto alla pur rilevante aspettativa di poter acquistare un alloggio di servizio a condizioni vantaggiose da parte di chi ha già servito lo Stato».

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