la città che cambia

Negozi di giocattoli in via d'estinzione a Bari: colpa della concorrenza sleale online

L’era del digitale soppianta gli acquisti in presenza: le liste di giocattoli che compaiono nelle letterine per Babbo Natale sembrano sempre più scarne

BARI - Natale resta la festa più amata dai bambini. Eppure, le liste di giocattoli che compaiono nelle letterine per Babbo Natale sembrano sempre più scarne. L’era del digitale ormai comanda: i negozi che in questo periodo brillavano di mille colori ed erano presi d’assalto si riducono sempre più. A Bari città i punti vendita specializzati attualmente sono appena tre. Una crisi che non accenna a diminuire.

CONCORRENZA ON LINE Ad analizzare la situazione è Michele Sogari, storico imprenditore, oggi al Baricentro. «Negli anni hanno destato scalpore le chiusure di autentiche icone del giocattolo come Regno dei Bimbi, Capozzi, lo stesso Disney Store. Ma ricorderei anche Babypark, l'Arcobaleno o Centro Bimbi. Sulla crisi incidono essenzialmente tre fattori: il drastico calo delle nascite, l'invasione della tecnologia e le vendite on line, con un gigante come Amazon che assorbe una fetta impressionante del mercato approfittando di agevolazioni immotivate su alcune imposte».

«È un dato di fatto che i bambini nascano meno così come è crollata l'età del gioco: prima i giocattoli erano fedeli compagni fino ai 14 anni almeno - sostiene -. Ora i bimbi sono prigionieri delle console o dei telefoni cellulari. Colpa anche di noi genitori che glieli mettiamo in mano subito. Aggiungiamoci una pubblicità bombardante, dispersiva, onnipresente tra tv e social: non c'è più il gusto di perdersi nella magia e scegliere». «Quando si va in un punto vendita, si cerca un prodotto preciso: il risultato è che il negoziante debba essere intuitivo nel comprendere il gioco che fa tendenza al momento. Il giocattolo più ricercato per le feste natalizie, ad esempio, è la collezione dei Coccolotti perché è scoppiata una moda su TikTok».

Eppure, Sogari invita a investire nel settore: «Non possiamo far morire i negozi di giocattoli!», esclama. «Forse non potranno essere esclusivamente dedicati al settore: io stesso non sarei sopravvisuto soltanto con tale compartimento. Così come alcuni accorpano i prodotti per la prima infanzia come pannolini o omogeneizzati. Eppure, una delle regola dell'imprenditoria porta proprio a osare durante una crisi. Bari è carente di negozi nuovi di giocattoli: varrebbe la pena tentare, data anche una concorrenza limitata. Se chiudiamo noi si perde lavoro, l'economia non circola. Ma soprattutto, Amazon non potrà mai sostituire l'emozione che provano genitori e figli nell'immergersi in un mondo ancora contraddistinto da semplicità e innocenza».

NEGOZI DI VIDEO GAME IN CRISI - Un paradosso, nell'era in cui si parla di dipendenza dalla tecnologia. Eppure pochi sono i punti vendita al dettaglio rimasti nel capoluogo. Persino un franchise come Game Stop potrebbe decidere di sopprimere i negozi cittadini per lasciare soltanto quelli nei centri commerciali. «Il digitale sta distruggendo il settore», afferma Alessandro Mannarino, titolare di Levante Computer, riferimento in centro fin dal 1992.

«Ormai basta acquistare un codice gioco per accedere al video game: facile intuire che in tal modo non ci sarebbe alcun motivo di recarsi in un negozio fisico. Attenzione, però: in tal modo il rischio che un adolescente o un bambino acceda alle carte di credito dei genitori diventa esponenziale. Davvero vogliamo mettere i nostri figli in circuiti di questo tipo? Le difficoltà nascono pure dalla concorrenza con piattaforme come Amazon o Ebay tutelate a livello di tassazione e in grado di offrire su alcuni prodotti il prezzo migliore con la consegna a casa in 24-48 ore. I franchising, invece, sono supportati da colossi che danno possibilità di prezzi concorrenziali impari. Noi proseguiamo supportati dalla passione e provando a compensare con cortesia, gentilezza, competenza e l'assistenza in caso di guasti alle console. Ma non è facile». 

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