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Bari, angoscia in via Capruzzi tra residenti e commercianti: «Bivacchi ad ogni isolato»
Il Comune: «Situazione nota, ma i senzatetto rifiutano ogni sostegno»
BARI - Dormitori a cielo aperto, bivacchi fino alle prime ore del mattino, tensione con residenti e commercianti. In alcune zone della città resta difficile disciplinare la convivenza con clochard e senza tetto.
In piazza Moro, nonostante il presidio rafforzato delle forze dell’ordine, nelle scorse ore è stato nuovamente rilevato un bivacco su una delle panchine che costeggiano il giardino al centro del grande piazzale. Ma a destare maggiore preoccupazione è la situazione di via Capruzzi. L’apice si è raggiunto il 18 novembre con la scoperta della morte di un 40enne di origini nordafricane in largo Sorrentino, ma la zona ormai da mesi presenta notevoli criticità.
Preoccupa, in particolare, quanto avviene nel lungo porticato dell’extramurale. La zona che negli anni ‘90 rappresentava l’espansione della città ed il decollo del commercio in una strada collegata al centro, ora è in preda ad un evidente degrado. Sono quasi una decina, infatti, i senza fissa dimora che allestiscono abitazioni improvvisate rinvenibili ormai in ogni isolato.
Carrelli colmi di bustoni e cartoni rappresentano una visuale ormai consueta, così come i materassi adagiati sui marciapiedi che spesso ostacolano persino l’ingresso nei negozi. Un contesto che ormai si ripete senza soluzione di continuità. Dal tardo pomeriggio, quando i giacigli compaiono ormai con puntualità, fino alle prime ore del mattino nelle quali le strade si presentano costellate di rifiuti, resti di urina ed escrementi, ma soprattutto distese di bottiglie che si accumulano ad ogni angolo e in particolare dove sono poste le transenne per delimitare i lavori in corso. Nonostante gli interventi approfonditi dell’Amiu, le immagini si ripropongono, identiche, ogni giorno.
I clochard di via Capruzzi sono in gran parte stranieri: provengono da varie etnie, ma non si può parlare certo di una comunità. Tutt’altro. Ognuno pensa al proprio tornaconto, spesso sono in lite tra loro, non cercano contatti con nessuno. Due, però, sono i tratti comuni: il consumo smisurato di alcol (facile rinvenire bottiglie di birre e vino, ma spesso anche di whisky) e la ferma resistenza ogni forma d’aiuto. Più volte, infatti, è intervenuta la polizia locale, così come sovente sono stati sollecitati gli assistenti sociali, ma senza apparenti risultati. Quasi puntualmente i clochard rifiutano le cure e le proposte di recarsi negli appositi centri di accoglienza.
La situazione non lascia certo indifferente l’amministrazione comunale che più volte ha provato ad affrontare il problema. «Via Capruzzi rappresenta senza dubbio un caso molto particolare», rileva l’assessore al Welfare, Elisabetta Vaccarella. «I senza fissa dimora, pur appartenendo a culture e nazionalità molto diverse tra loro, mantengono un comportamento unanime respingendo qualsiasi sostegno, persino un un pasto caldo. Non contemplano minimamente l’opportunità di provare a trascorrere una notte al coperto in una struttura protetta e invocano la difesa della loro libertà che, peraltro, è un diritto inviolabile. Stiamo provando a rafforzare i presidi sulla sicurezza nella zona e interveniamo in caso di disordini. In tal senso, rinnovo l’appello alla cittadinanza attiva per segnalarci qualsiasi criticità per cercare soluzioni condivise».