La storia
Monopoli, strano «colpo» al cimitero: statua di bronzo rubata e ritrovata
Finita in un deposito a Polignano. La ricompensa e il «giallo» della lettera anonima
MONOPOLI - Una volta si diceva che ogni oggetto che entrava in un cimitero rimaneva lì in eterno, come una sorta di dono per chi è trapassato. Questa forma di rispetto per l’aldilà è ancora molto forte e spesso si manifesta anche nella realizzazione della casa eterna delle spoglie mortali: le tombe sono ornate in vari modi con materiali che possono sfidare le intemperie e il tempo: bronzo, pietra, marmo e vetro. L’eternità, così, diventa un elemento tangibile, imperituro, immutabile. «Toccare l’immortalità e trasformarla in vil denaro» è alla base di questa assurda storia che vede coinvolti il cimitero di Monopoli, 3 persone, una famiglia, i social, una lettera anonima e i Carabinieri.
Andiamo per ordine. La storia inizia sabato 19 ottobre. Una donna come di consueto visita la tomba della madre. Dopo una preghiera, il cambio dei fiori e la pulizia della lapide va via. Dopo una settimana, sabato 26 ottobre, torna ma nota che manca qualcosa: non c’è più un blocco in bronzo, di circa 160 per 140 centimetri, che raffigura Gesù Cristo sorretto dalla Madonna e da un’altra figura. Scatta l’allarme. La famiglia arriva in blocco per cercare di capire cosa sia accaduto, interpellando anche gli addetti del cimitero, ma nessuno sa cosa sia accaduto. Inevitabile la denuncia ai Carabinieri che avviano le indagini.
Intanto sui social parte la ricerca delle statue e uno dei familiari propone anche una ricompensa di 2 mila euro. Ora c’è la svolta. Qualche giorno fa viene recapitata alla famiglia una lettera anonima nella quale si legge che la statua si trova in una struttura di demolizione a Polignano a Mare ed è stata rubata da “Nome e Cognome”, quasi sicuramente volto già noto alle forze dell’ordine. I militari ne hanno verificato l’attendibilità. L’opera bronzea è stata ritrovata e restituita ai legittimi proprietari. Sembra che sia stata portata lì da 3 persone, forse a bordo di un furgone. Uno di loro ha anche consegnato al gestore della struttura i propri autentici documenti di identità per poter depositare il blocco di bronzo.
La vicenda si è poi consumata su Facebook, dove i nomi dei protagonisti (che noi non facciamo per rispetto della loro privacy, pur avendo parlato con la famiglia) e le dinamiche sono state raccontate e commentate, con arringhe di difesa e giudizi lapidari nei confronti di chi gestisce e lavora al cimitero e dei responsabili di un furto, evidentemente insolito e anomalo. Ringraziamenti invece espliciti ai militari della Stazione che hanno seguito il caso, dalla famiglia e non solo.
Da indiscrezioni, sembra che ci sia solo un indagato, ovvero colui il quale avrebbe consegnato i documenti, ma le indagini sono in corso e i Carabinieri non si sbottonato.
La storia ha però alcuni lati oscuri: nessuno sembra che si sia accorto del furto. Il blocco di bronzo, situato sul lato sinistro del cimitero vicino ad un muro ma non al cancello laterale, probabilmente è stato sollevato e spostato con mezzi pesanti, ma al momento non ci sono tracce. Perché? Chi ha fatto la lettera anonima sapeva o non sapeva della ricompensa? E se sì, come mai ha preferito l’anonimato ai 2 mila euro? Il valore del metallo era così elevato per accettare di correre qualche rischio, che li ha fatti cadere? Rispondere ora tocca ai Carabinieri. Da oggi faremo molta più attenzione a ciò che concediamo all’eternità.