I numeri della strage
La scia di sangue non si ferma: 12 vittime; nel Barese incidenti letali raddoppiati
L’emergenza si aggrava rispetto al primo trimestre 2023. Le misure salvavita
BARI - La conta dei morti si aggrava, di settimana in settimana. Dopo tre mesi e sei giorni dall’inizio dell’anno il tributo di sangue pagato alla strada è diventato ancora più pesante del primo trimestre 2023. Il trentenne Gianluca Faniello, deceduto alle 3 di ieri mattina sulla strada provinciale 70 Ceglie del campo -Adelfia, dopo essersi schiantato con la sua moto contro un muretto è la vittima numero 12 del 2024. La scia di sangue lasciata sull’asfalto dall’inizio dell’anno fino ad oggi è lunga il doppio.
Lo scorso anno, alla data del 7 marzo la conta dei morti era ferma a 6, la metà di quanto, purtroppo è accaduto tra gennaio, febbraio e marzo (più la prima settimana di aprile) di quest’anno cominciato sotto i peggiori auspici con un gennaio che ha fatto registrare un record negativo, ben 5 incidenti mortali. Stiamo parlando di cittadini baresi che hanno perso la vita sulle strade della città metropolitana o in incidenti che si sono verificati in altre province.
Il Codice definisce come «utenti vulnerabili della strada» o «utenti deboli» i pedoni, le persone con disabilità, i ciclisti e tutti coloro i quali meritano una tutela particolare dai pericoli derivanti dalla circolazione sulle strade In pratica, sono vulnerabili tutti coloro che, trovandosi su una strada pubblica, sono maggiormente esposti ai rischi derivanti dalla circolazione e, in particolare, dalla verificazione di un possibile sinistro.
Lo scorso febbraio la Commissione trasporti della Camera ha approvato una modifica dell’articolo 3 del Codice della strada, introducendo i motociclisti come Gianluca Faniello, come il 25enne Samuele Surrente, di Cassano e come Daniele Caradio, 43 anni, carabiniere di Bari, anche loro morti rispettivamente il 27 e il 29 gennaio scorsi schiantandosi con le motociclette, tra gli «utenti deboli della strada».
Gli incidenti stradali costituiscono una delle prime cause di morte. In quanto tali, rappresentano un'emergenza di sanità pubblica sia per il forte impatto sulla salute delle persone coinvolte, sia per le conseguenze economiche. L'elevato numero di morti o di invalidità permanenti o temporanee che ne derivano riguarda principalmente la fascia di popolazione compresa tra i 15 e i 44 anni di età. La grande maggioranza degli incidenti gravi e di quelli mortali sono dovuti a una serie di comportamenti scorretti, principalmente eccesso di velocità, guida distratta e pericolosa, mancato rispetto della precedenza o della distanza di sicurezza, assunzione di alcol e sostanze stupefacenti e il cattivo stato di manutenzione dei veicoli.
Una corretta politica di prevenzione degli incidenti stradali, che riduca numero e gravità degli infortuni, ha bisogno di interventi mirati, programmati, coordinati e attuabili. Per questa tipologia di incidenti, infatti, è essenziale informare e formare simultaneamente tutte le parti coinvolte (operatori sanitari, autoscuole, famiglie, scuole) sui pericoli legati a una guida rischiosa, oltre che mantenere le infrastrutture stradali (manto stradale, segnaletica, illuminazione) in buone condizioni.
Le cinque misure salva-vita, i cinque provvedimenti chiave per migliorare la sicurezza stradale, come stimato dai ricercatori sono i seguenti: far rispettare i limiti di velocità; far indossare le cinture di sicurezza, usando i seggiolini per i bambini; vietare l’utilizzo di cellulari o qualunque altra fonte di distrazione alla guida; far indossare i caschi da motociclisti e proibire il consumo di alccol per chi si mette al volante.