Il caso

Maxi truffa sul porto di Molfetta: assoluzioni confermate in appello

Isabella Maselli

Anche i giudici di secondo grado ritengono l’ex sindaco Azzollini estraneo alle accuse

MOLFETTA - Si chiude anche in appello con l'assoluzione degli imputati il processo sulla presunta maxitruffa da circa 150 milioni legata alla costruzione del nuovo porto di Molfetta. A dicembre 2019, in primo grado, furono assolte 28 persone, tra le quali l’ex senatore Antonio Azzollini (all’epoca dei fatti contestati sindaco di Molfetta). L’ex parlamentare, difeso dall’avvocato Felice Petruzzella, rispondeva di 16 imputazioni e aveva rinunciato alla prescrizione. I giudici avevano condannato per una sola ipotesi di frode in pubbliche forniture (prescritta) tre società alla pena pecuniaria di 52mila euro per la responsabilità amministrativa degli enti, una delle quali, la Società Italiana Dragaggi Spa (SI.DRA.) aveva impugnato la sentenza. L’accusa, invece, aveva fatto appello per due delle 28 assoluzioni: quella di Azzollini e quella di Vincenzo Balducci, ex dirigente comunale ai lavori pubblici, difeso dall'avvocato Rinaldo Alvisi (anche Balducci aveva rinunciato alla prescrizione chiedendo di essere giudicato nel merito).

Secondo l’accusa, Azzollini avrebbe appaltato nel 2007 i lavori per la costruzione della diga foranea e del nuovo porto commerciale per 72 milioni di euro. Costo lievitato poi a 147 milioni per gli interventi di bonifica dei fondali da migliaia di ordigni bellici inesplosi. Gran parte dei finanziamenti pubblici, riteneva la Procura, sarebbero poi stati distratti dal Comune che li avrebbe utilizzati per far quadrare i conti del bilancio cittadino. Per l’ex senatore e per Balducci la requisitoria del pubblico ministero in primo grado si era conclusa con la richiesta di 1 anno e 6 mesi di reclusione per imputazioni inerenti la validazione del progetto definitivo ed esecutivo del porto. Accuse per le quali i giudici non hanno ritenuto di addossare responsabilità agli allora amministratori comunali imputati.

Dopo le assoluzioni la Procura generale aveva insistito perché venisse riconosciuta la loro responsabilità. La sentenza di assoluzione era stata impugnata anche dalle parti civili Comune, Regione, e Comitato per la Bonifica dell’area portuale. Ora i giudici della Corte d'Appello hanno rigettato tutti i ricorsi: quello delle società condannate, quello della Procura e quelli di alcune parti civili, confermando interamente la decisione dei giudici di primo grado.

Nel processo i magistrati tranesi contestavano inizialmente agli imputati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere (accusa che fu mossa anche ad Azzollini) finalizzata a delitti contro il patrimonio, la fede pubblica e la pubblica amministrazione; abuso d’ufficio (tentato e consumato), falso, truffa, omissioni di atti d’ufficio, frode in pubbliche forniture, minaccia a pubblico ufficiale, favoreggiamento, concussione, danneggiamento, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi, violazioni della normativa ambientale, del testo unico sull’edilizia, del codice del paesaggio e della disciplina speciale per la bonifica da ordigni bellici.

«La testardaggine di un uomo come Azzollini, che ha rinunciato alla prescrizione quando gli contestavano 18 reati, ha avuto ragione, - ha commentato a margine l'avvocato Petruzzella - dopo un calvario iniziato nel 2009 e ora nel 2024 finisce tutto nel migliore dei modi, per fortuna».

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