BARI - «Cellamare non si piega, l’abbiamo detto quattro anni fa con una manifestazione e lo ribadiamo ancora oggi. La giustizia farà il suo corso e quindi non ho commenti da fare sulle indagini. Quello che posso dire è che questa amministrazione continuerà a lavorare e a rappresentare i cittadini cellamaresi mantenendo la barra dritta su legalità e trasparenza nell’azione amministrativa». Così il sindaco di Cellamare (Bari), Gianluca Vurchio, in merito all’operazione dei carabinieri che questa mattina ha portato agli arresti del 35enne Paolo Giannini e del cugino Gennaro Monopoli (40 anni), accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso realizzata in danno di un pubblico ufficiale, incendio in concorso e porto abusivo di esplosivi in luogo pubblico.
I reati contestati ai due, considerati vicini al clan Capriati di Bari ora in carcere a Trani, sarebbero stati commessi ai danni proprio del sindaco e dell’assessore all’Edilizia residenziale pubblica, Nicola Digioia, tra la fine del 2019 e il gennaio 2020. Giannini e Monopoli, secondo gli inquirenti, avrebbero minacciato sindaco e assessore per ottenere la gestione di un centro sportivo comunale ("I campi di calcio sono roba mia e nessuno deve mettere le mani», avrebbe detto Giannini a Vurchio) e, successivamente, avrebbero fatto esplodere una bomba carta all’esterno degli spogliatoi del centro e dato alle fiamme l’auto della moglie di Digioia. A settembre 2019 l’assessore denunciò di essere stato minacciato e schiaffeggiato da Monopoli, perché, nei giorni precedenti, si sarebbe rifiutato di ricevere la madre dell’aggressore negli uffici del Comune.
A dicembre, invece, il sindaco presentò denuncia per una lettera minatoria a lui arrivata: «Ti consigliamo di non fare tanto il rispettoso della legalità - era scritto nel messaggio -. Hai capito male su come funzionano le cose a Cellamare, non puoi comandare tu. Sindaco avvisato, mezzo salvato». L’esplosione della bomba carta e il rogo dell’auto sarebbero poi avvenuti nei giorni successivi, ma atti intimidatori nei confronti del sindaco sarebbero andati avanti fino a dicembre 2023. La gip Paola Angela De Santis, che ha firmato l’ordinanza, ha rilevato «l'assenza di freni inibitori» in Giannini e Monopoli e la «peculiare disinvoltura delinquenziale». Con loro sono indagate altre due persone non sottoposte a misura.