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Droga, confermata dalla Corte d'Appello di Bari la condanna per il boss Mazzarella: 15 anni

Droga, confermata dalla Corte d'Appello di Bari la condanna per il boss Mazzarella: 15 anni

 
Redazione online

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Gli atti non c’entrano: la lentezza della giustizia è questione di mentalità

Il 56enne napoletano considerato organizzatore di un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti tra Spagna e l’Italia, in particolare nelle province di Napoli e Bari

Martedì 16 Gennaio 2024, 18:07

BARI- La Corte d’Appello di Bari ha confermato la condanna a 15 anni di reclusione nei confronti del 56enne napoletano Pasquale Mazzarella, considerato dalla Procura promotore e organizzatore di un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti tra la Spagna e l’Italia, in particolare nelle province di Napoli e Bari. I giudici di secondo grado, nel confermare la pena inflitta dal Tribunale a dicembre 2017, hanno però escluso l’aggravante della transnazionalità.

Con lui erano imputate altre tre persone: la Corte ha dichiarato il non doversi procedere - perché i reati sono estinti per prescrizione - nei confronti di Bartolomeo Carella e Teresa Allegretta (condannati in primo grado rispettivamente a due anni e sei mesi e a un anno e sei mesi) per tentato traffico di stupefacenti e detenzione e cessione di monete false. L'accusa di traffico di stupefacenti è caduta, sempre per prescrizione, anche nei confronti di Angela Raggi, la cui condanna è stata ridotta a due anni e quattro mesi (da tre) perché riconosciuta componente di uno dei sottogruppi baresi dell’organizzazione.

L’organizzazione di Mazzarella, che all’epoca dei fatti (tra il 2009 e il 2010) viveva a Malaga, si sarebbe infatti composta anche di due sottogruppi operanti a Bari e in provincia. L'esponente di riferimento per Bari era Michele Mallardi, ritenuto vicino al clan Capriati della città vecchia e condannato, in abbreviato, a 18 anni e 8 mesi di reclusione, insieme al napoletano Alfonso Mazzarella (16 anni e 8 mesi, cugino di Pasquale e ritenuto il referente del gruppo criminale in Campania) e ad altri sei che avevano scelto il rito alternativo.

Pasquale Mazzarella, per i giudici, aveva compiti di "procacciamento, occultamento, stoccaggio e trasporto di notevoli quantitativi di sostanza stupefacenti fatti pervenire in Italia per il tramite del cugino», Alfonso Mazzarella, ed è stato definito «vero e proprio leader della componente partenopea» dell’organizzazione. La droga, secondo quanto ricostruito, arrivava dalla Spagna al gruppo gestito a Napoli da Alfonso Mazzarella, che poi si occupava di rifornire i baresi. Le indagini, condotte dalla guardia di finanza, furono coordinate dalla Dda di Bari.

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