Il fenomeno

Furti d’auto, è ancora allarme per Bari, al quarto posto in Italia

Luca Natile

Nell’area metropolitana il fenomeno è in preoccupante ascesa

BARI - L’intero o una parte del tutto. In principio furono i furti d’auto e i ladri vendevano l’intero o le sue parti, come pezzi di ricambio, al «mercato nero» abbandonando le carcasse. Poi venne il rito della «cannibalizzazione», ossia del furto di cofani, paraurti, radiatori, ammortizzatori, marmitte, catene e deflettori. Spoliazioni selettive eseguite sul posto, per rivendere a ignari (e ingenui) compratori alla ricerca del prezzo più basso e perennemente in giro per officine, sfasciacarrozze, rigattieri oppure su commissione. Bari resta nel 2023 una delle province italiane (la quarta in assoluto) dove più alto è il rischio di veder sparire la propria automobile. La media è di quasi 6 vetture rubate ogni mille in circolazione.

Spaventano gli ultimi dati diffusi dal Viminale ma per fortuna aumenta del 41% il numero dei mezzi recuperati. In base ai dati ufficiali del Ministero dell’Interno nelle 20 regione italiane comprese le cinque a statuto speciale si è registrato un incremento del +18,9% in un anno con un'incidenza di oltre 2 vetture rubate ogni 1000 circolanti. In Puglia le razzie sono salite del +15,6%, mentre in Campania del +7,2%. In queste due regioni si concentra il 90% dei furti consumati nell’Italia meridionale con l’incidenza più elevata di razzie in rapporto alle autovetture circolanti: Campania 6,28 ogni mille e Puglia di poco inferiore al 6.

Per fortuna, così come sono aumentati i furti, è cresciuto pure il numero delle auto recuperate dalle Forze dell’ordine, il 41%, la più alta degli ultimi cinque anni. Per fare un raffronto, nel 2020 la percentuale era stata pari al 36,8% e nel 2021 del 37,0%. Le province di Bari e Barletta-Andria-Trani vivono nell’emergenza.

Durante il 2022 le denunce per furto d’auto hanno toccato a Bari quota 6.060 (494,8 ogni 100mila abitanti) dato che mantiene il capoluogo nella «top five» delle aree metropolitane più a rischio, collocandola al quarto posto dopo quelle di Andria-Barletta-Trani, la provincia più pericolosa con 2.757 denunce (727 ogni 100mila abitanti). Un trend pienamente confermato, con piccoli incrementi, durante il 2023 appena concluso.

L’indice di criminalità è l’indicatore (sviluppato dagli analisti del Sole24 Ore) che fotografa le denunce relative al totale dei delitti commessi sul territorio nell’anno precedente utilizzando le informazioni estratte dal database interforze dal dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno. Nell’edizione 2022, basata sui dati 2021, i reati risultano in calo dell’8,7% nell’intera penisola ma gli scenari locali si presentano altamente differenziati. I furti di auto risultano in salita in tutta la Puglia. A Bari nel 2020 le denunce erano state 5.886 (471,2 ogni 100mila abitanti) 174 in meno, numero che ne faceva comunque la seconda provincia più pericolosa d’Italia dopo la BAT (2.179 casi con una media di 561 denunce ogni 100mila abitanti). Il livello di pericolosità delle province scaturisce dal rapporto tra denunce, estensione del territorio e numero di abitanti.

Le razzie d’auto rappresentano un business criminale che si sta focalizzando sui territori delle mafie più potenti e organizzate. Un fenomeno che si sta caratterizzato per una nuova tendenza: la specializzazione. Ci sono bande, ad esempio, che nascono per dedicarsi al furto di specifici modelli. Operano esclusivamente in alcune città e per periodi più o meno lunghi fino al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Ogni giorno dalle strade dei 41 Comuni della provincia di Bari (popolazione un milione e 257.520 persone), stando a dati (parziali) aggiornati ai primi sei mesi del 2023 , spariscono in media dalle 15 alle 20 automobili. Una parte di queste, fatte a pezzi, sono finite sul web nei mercatini virtuali. Continua a fiorire il «mercato nero» dei ricambi di carrozzeria (cofani, paraurti), di meccanica (radiatori, ammortizzatori) ed accessori (catene, deflettori). Finiscono in questa realtà parallela veicoli rubati e poi «cannibalizzati» (smontate pezzo dopo pezzo) ma anche le cosiddette «parti del tutto», ossia singole componenti (ruote, cerchioni, parafanghi, specchietti retrovisori) smontati e portati via mentre il veicolo è parcheggiato. I furti «parziali» puntano soprattutto a preziose componenti interne all’abitacolo: navigatori satellitari, pneumatici, volanti multifunzione. Intorno al mercato dei pezzi di ricambio si sta sviluppando un vero e proprio racket delle auto cannibalizzate.

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