L'inchiesta
Bari, Matteo, morto in moto a 17 anni: «Sull’asfalto dislivelli marcati»
Ieri il sopralluogo dei consulenti tecnici sulla carreggiata di corso Alcide De Gasperi, ancora sotto sequestro
BARI - Un semaforo mobile regola la circolazione. In questo punto di corso Alcide De Gasperi, tra i civici 334 e 477, il traffico verso e da Carbonara scorre necessariamente in modo alternato. La carreggiata è dimezzata a causa della recinzione sulla quale da un lato il cartello «sequestro giudiziario» quasi non si vede, complice un cielo grigio. Circa 250 metri inibiti al traffico in direzione centro città.
È qui che Matteo Cappelluti, 17 anni, giovedì mattina ha perso il controllo del suo motore, un Motard Fantic 125, mentre andava a scuola. Ha trovato la morte due giorni dopo a causa delle ferite riportate nel violento impatto. Ed è qui che ieri mattina la Polizia locale a cui sono delegate le indagini, i consulenti del pubblico ministero e dei due indagati per omicidio stradale e quello nominato dalla famiglia sono tornati per effettuare un sopralluogo. Anche la pm Luisiana Di Vittorio, titolare del fascicolo sulla morte del ragazzo, ha voluto rendersi conto di persona dello stato dei luoghi.
L’ESITO DEL SOPRALLUOGO - L’asfalto nella zona centrale appare disconnesso, ci sono dei dislivelli all’altezza di un distributore di benzina dove è avvenuta la tragedia. Ed è proprio il tratto di strada su cui è avvenuto l’incidente che presenta, a causa dei lavori compiuti recentemente, diversi «scalini» di circa 3,6 centimetri di media e imperfezioni molto marcate. È un primo parziale esito del sopralluogo disposto dalla Procura, eseguito con rilievi fotografici e misurazioni accurate.
L’indagine dovrà stabilire quanto le faglie nell’asfalto abbiano influito nella perdita di controllo del mezzo. C’è da capire anche se Matteo andava veloce. Soprattutto, se ci sono colpe delle ditte responsabili dei lavori di manutenzione della rete fognaria e di sostituzione dei cavi elettrici. Nel fascicolo per omicidio stradale infatti, sono al momento indagati - come atto dovuto - i direttori dei lavori delle imprese che lì hanno svolto interventi per conto di Acquedotto pugliese ed Enel.
L’INCHIESTA SULLA DINAMICA - Da quanto emerso, le telecamere della stazione di servizio davanti alla quale è avvenuto l’incidente non erano attive. Intanto, però, stando ad alcune indiscrezioni, tra le testimonianze già acquisite dalla polizia locale, ce n’è una di particolare interesse investigativo. Un «super testimone» avrebbe visto tutto e fornito elementi molto utili alle indagini. Informazioni che si aggiungeranno agli accertamenti tecnici.
Stando ad una prima ipotesi sulla dinamica, fatta sulla base dei segni di frenata e dei tre punti ritenuti di interesse: quello del dislivello, quello del palo alcune decine di metri più avanti su cui si sarebbe schiantata la moto e il luogo in cui il mezzo ha arrestato la sua corsa trascinandosi poi per qualche altro metro prima di adagiarsi sull’asfalto. Accanto alla moto il corpo del ragazzo, il casco rotto e un telefonino.
GLI ALTRI ACCERTAMENTI - Quanto al casco, che a seguito dell’impatto si è rotto, e al motorino, saranno esaminati successivamente nel deposito giudiziario dove sono custoditi dal giorno dell’incidente.
Le parti, infatti, si ritroveranno nei prossimi giorni per visionare ed esaminare i due oggetti e incrociare anche questi dati tecnici con la «fotografia» della strada killer.
Novanta giorni è il tempo che i consulenti della pm si sono presi per trarre le proprie conclusioni, chiamati a rispondere a tre quesiti: ricostruzione della dinamica, velocità a cui viaggiava la moto e se il manto dissestato abbia avuto un ruolo.