Il caso
Bari, assegno di fine mandato ai consiglieri regionali: Laricchia sulle barricate
Martedì prossimo la discussione in aula. I Pentastellati: «Proposta da bocciare». Cgil Puglia convoca un incontro il giorno prima: «Atto lontano dalla realtà»
BARI - L'assegno di fine mandato per i consiglieri di Puglia continua a scaldare gli animi. E martedì prossimo la discussione in Consiglio regionale si preannuncia movimentata.
C'è da decidere sulla reintroduzione del trattamento di fine mandato (Tfm) per i consiglieri, un assegno di circa 35mila euro per i cinque anni di legislatura. La proposta di legge è retroattiva e, se fosse approvata, farebbe scattare il diritto al Tfm a partire dal 2013, quando fu abrogato.
Il Tfm però divide la maggioranza di centrosinistra, con il M5S che si schiera contro. «Con tutti i problemi che ha la Puglia, la priorità del consiglio regionale non può essere il Tfm - dichiara la consigliera del M5S Antonella Laricchia, esprimendo una posizione condivisa anche dal resto del gruppo pentastellato che si è dichiarato contrario alla reintroduzione -Auspico - che la proposta di legge venga bocciata dall’aula martedì e si metta finalmente la parola fine a una questione che ha portato via fin troppo tempo ed energie».
Intanto il coordinamento delle associazioni pugliesi che si oppone alla reintroduzione al trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali della Puglia, ha organizzato per il giorno prima, lunedì 24 luglio, a partire dalle 17.30, un incontro nella sede della Cgil Puglia per «ribadire le ragioni che spingono a una posizione netta che non ha nulla di antipolitico».
«Anzi, proprio perché crediamo fortemente nel valore alto della politica e del mandato di rappresentanza - spiega la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci - siamo preoccupati per un atto che rischia di aumentare la distanza tra i rappresentanti e i cittadini, già fortemente incrinato come dimostra la partecipazione al voto. Siamo convinti che a fronte delle indennità che già percepiscono i consiglieri, reintrodurre quell'elemento di indennizzo è un atto lontano dalla realtà, fatta di inflazione che erode redditi e pensioni, lavoro precario, difficoltà a curarsi e assicurare a se stessi e alla propria famiglia bisogni primari. E saranno le testimonianze di chi attraversa questo disagio al centro della nostra iniziativa».