La storia

«Non sapeva di essere a rischio trombosi»: a Bari archiviate indagini su 13 medici dopo la morte di un 54enne

Massimiliano Scagliarini

La famiglia: colpa del vaccino J&J. Ma il gip: «Concausa minima»

BARI - È stata «del tutto corretta» e «pienamente aderente alle linee guida» la decisione di inoculare il vaccino Jansen al 53enne romano Alessandro Cocco, deceduto a giugno 2021 al Policlinico di Bari dopo un pellegrinaggio tra ospedali, anche perché la vittima non sapeva di avere una predisposizione alla trombosi. Lo ha scritto il gip Marco Galesi nel provvedimento con cui ieri ha disposto l’archiviazione dell’indagine - nata dall’esposto dei familiari dell’uomo - ai danni di 13 medici accusati di omicidio colposo.

Il Tribunale ha infatti condiviso le conclusioni della Procura, che (con la pm Larissa Catella) aveva ritenuto il vaccino «concausa minima» della morte del 53enne, deceduto a seguito di una trombosi che gli ha causato danni a livello cerebrale. Le linee guida Aifa relative al vaccino prodotto da Johnson & Johnson sono state aggiornate solo nell’ottobre 2021 per segnalare il rischio di trombosi. «Sebbene al momento dell’inoculazione non vi fosse evidenza scientifica in ordine alla possibilità che il farmaco potesse causare l’insorgenza di trombi - ha scritto il gip -, al momento della compilazione della scheda anamnestica (diversamente da quanto dichiarato dalle parti offese in sede di opposizione) il Cocco ometteva di indicare patologie pregresse, tromboflebiti o trombosi venose profonde». E quindi i medici «non potevano avere conoscenza di pregressi fattori di rischio».

L’uomo fu vaccinato nell’hub di Alberobello il 26 maggio 2021. Alcuni giorni dopo si è rivolto al pronto soccorso del «Miulli» di Acquaviva e, successivamente, è stato ricoverato al Policlinico di Bari prima in Neurologia e poi in Rianimazione dove è morto il 15 giugno. Il gip ha però ritenuto esenti da colpa anche i medici ospedalieri, che secondo i familiari «avrebbero dovuto prescrivere una terapia più adeguata». «Come giustamente rilevato dai consulenti» della Procura, «soltanto a seguito della Tac effettuata il 13 giugno si effettuava una anamnesi familiare e, dopo specifiche analisi, si apprendeva che il Cocco era affetto da deficit della proteina S, che rappresenta un fattore di rischio per eventi tromboemoliciti. L’assoluta inconsapevolezza della patologia da parte del Cocco e, conseguentemente, dei sanitari, osta a ritenere che la terapia prescritta» dal medico di base e dai medici del Miulli «fosse difforme dalle linee guida». Da qui la convinzione del giudice che «il decesso è stato determinato da un coacervo di cause (nell’ambito delle quali la somministrazione vaccinale deve essere ritenuta di minore incidenza) non conoscibili né prevedibili e, perciò, non evitabili».

Secondo la famiglia dell’uomo, il rischio di trombosi indotta dal vaccino Jansen a maggio 2021 era oggetto di dibattito sulla stampa e dunque i medici avrebbero dovuto tenerne conto. «È chiaro ed evidente - scrive per il gip - che gli organi della stampa non costituiscono una fonte scientifica e che, viceversa, il giudizio controfattuale deve essere svolto unicamente con riguardo alle linee guida ed alle pratiche mediche riconosciute in ambito tecnico e scientifico».

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