La storia

Bari, la seconda vita del 54enne Riccardo, salvato dagli agenti della Polizia

Monica Arcadio

L'uomo, colpito in auto da un infarto, riceve il primo soccorso da una pattuglia in collegamento diretto con l’operatrice del 118 che li guida al telefono in attesa dell'ambulanza

BARI - Riccardo Sala ha 54 anni e la sua vita, poco più di un mese fa, è rimasta appesa a un filo per alcuni lunghissimi minuti. È il 2 giugno scorso, ore 20,30. Riccardo è in auto con il figlio Giorgio, nelle vicinanze di casa, nel quartiere San Pio, quando viene colto da un malore. Perde i sensi. Giorgio comprende che la situazione è critica, sta succedendo qualcosa di grave al padre e bisogna fare in fretta. Non perde tempo. Allerta la famiglia, la sorella Cristina chiama il 118. Lui, invece, ferma subito una pattuglia della Polizia di Stato in transito nella zona, impegnata ni consueti servizi di controllo del territorio. In quell’auto ci sono il sovrintendente Luigi Maggi e l’agente scelto Matteo Ferrari che si rendono conto di quanto siano critiche le condizioni di Riccardo. Ha perso conoscenza già da un po’, non ha battito cardiaco. Lo estraggono dalla macchina e lo stendono a terra. Entrambi si alternano con il massaggio cardiaco in collegamento diretto con l’operatrice del 118 che li guida al telefono, in attesa che arrivi l’ambulanza.

«Ambulanza che è arrivata dopo pochi minuti. Sono stati i sanitari del servizio di emergenza – ci racconta Giorgio ancora provato a distanza di qualche settimana – a trasportare subito papà all’ospedale San Paolo, dopo averlo defibrillato». Aveva un infarto in corso Riccardo e per qualche ora è stato in coma farmacologico.

«Il giorno dopo mi sono risvegliato, ma le mie condizioni erano ancora critiche e da tenere sotto controllo. Ora, finalmente sto molto meglio. Sono uscito dall’ospedale solo qualche giorno fa e devo seguire una terapia. Il percorso è ancora lungo, ma sono vivo. Questo conta», spiega Riccardo che di quei momenti drammatici ricorda nulla. Sa bene, però, che in quei minuti la sua vita è stata legata ai due agenti che lo hanno soccorso tempestivamente, senza lasciarlo un solo attimo. Hanno continuato il massaggio, consentendo cosi di mantenere in funzione l’attività cardiaca, fino all’arrivo del 118. Sono stati gli stessi medici dell’ospedale a sottolineare questo aspetto. Per questo motivo la sua famiglia ha scritto una lettera al questore per ringraziare ed elogiare il lavoro dei due poliziotti della Squadra Volante di Bari.

«Non era scontato – continua Giorgio, il figlio di Riccardo – perché troppo spesso, in un quartiere periferico e soprattutto difficile come San Pio, siamo abituati a pensare che non ci sia lo Stato o che debba fare solo una attività di repressione. Succede che le forze dell’ordine le sentiamo lontane e, invece, non è cosi. Non deve essere così. Lo Stato c’è anche qui e io sono felice, nel momento drammatico vissuto dalla mia famiglia, di aver toccato con mano quanta umanitá ci sia. Quanta umanitá ho trovato in quei due poliziotti e quanta vicinanza. Quando si parla di legalità si intende anche questo».

«Le istituzioni ci sono e io posso dire con forza – gli fa eco papà Riccardo emozionato – che sono efficienti. Per questo motivo la lettera inviata al Questore era importante per me e per la mia famiglia. Quei due agenti mi hanno salvato la vita. Senza di loro chissá cosa sarebbe accaduto. Grazie a loro, grazie al 118, grazie a chi si è preso cura di me all’ospedale San Paolo. Questa è la mia seconda vita e lo devo a tutti loro»

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