Delitti passionali
Bari, trans uccisa a San Giorgio: alla sbarra il presunto killer
Un pescatore 51enne di Triggiano finisce a giudizio per l’omicidio di «Ambra». A ottobre fissata l’udienza
BARI - Alla sbarra il presunto assassino di Salvatore Dentamaro, trans barese di 40 anni, ucciso il 23 settembre 2018 in una stradina buia a San Giorgio, sul lungomare sud della città. Per il 51enne di Triggiano Francesco Brandonisio, pescatore da diporto, arrestato per il delitto nell’ottobre dello scorso anno, la Procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato.
Un «delitto d’impeto» lo hanno definito gli inquirenti. La vittima, hanno ricostruito le indagini della Squadra Mobile, sarebbe stata sorpresa alle spalle all’improvviso e ammazzata con una coltellata al collo, forse al termine di un rapporto sessuale a pagamento. Un omicidio non pianificato, hanno rivelato le indagini, ma «consumato con impulsività emotiva, probabilmente per circostanze sopravvenute ed inaspettate». Ci sono voluti quattro anni per mettere in fila tutti gli indizi che hanno portato alla identificazione e all’arresto del presunto autore del delitto.
Dentamaro, travestito da donna, si faceva chiamare Ambra, come il luogo dove si prostituiva, il piazzale dell’ex pastificio Ambra di Bari San Giorgio. Quella notte fu trovata all’interno della propria auto, dove si era appartata con un cliente, che gli inquirenti ritengono di aver individuato in Brandonisio. Negli atti giudiziari la vittima viene descritta come una persona «dolce» e «ingenua» da chi la conosceva bene, tanto da aver accettato di prostituirsi a San Giorgio e non più nella zona dello stadio, dove era stata malmenata e cacciata dalle colleghe trans per le sue tariffe troppo basse.
Gli accertamenti medico-legali hanno stabilito che il decesso, immediato, sarebbe stato provocato da «un solo fendente al collo vibrato dall'alto verso il basso, poi rivelatosi mortale», inferto in una stradina sterrata, dove le telecamere hanno immortalato l’auto del presunto omicida, una Fiat Punto grigia metallizzata, con un tender di color arancio posizionato sul tettuccio, nel momento in cui si allontanava dal luogo del crimine.
Qualcosa però andò storto. L’auto, forse a secco di carburante, non ripartiva e al conducente non restava che provare a riaccenderla, spingendola in direzione Torre a Mare e, con l’aiuto di due ignare persone, spingerla sino a farla sparire dall’inquadratura della telecamera. Le indagini si sono dimostrate particolarmente complesse, perché la definizione delle immagini disponibili non ha consentito di rilevare la targa. Si è quindi reso necessario identificare e analizzare le corrispondenze tra l’auto del video e le migliaia dello stesso modello immatricolate e circolanti a Bari e provincia. È stata poi tracciata la rete di legami e frequentazioni, anche occasionali, della vittima, e isolata una rosa di sospettati.
Quasi subito l’attenzione degli inquirenti si era concentrata su Brandonisio. È stata quindi accertata la corrispondenza somatica tra il 51enne e la persona del video, la sua disponibilità di una Fiat Punto uguale a quella delle immagini, il possesso di un gommone come quello che la notte dell’omicidio il killer trasportava sul tettuccio della macchina, la frequentazione del mondo della prostituzione maschile e femminile, la detenzione di un coltello corrispondente per misura, tipologia e modello a quello trovato sulla scena del crimine (e utilizzato per l’omicidio), la cella telefonica agganciata dal suo telefono compatibile con il luogo dell’assassinio.
La difesa dell’imputato, l’avvocato Massimo Roberto Chiusolo, ha chiesto il rito abbreviato condizionato alla citazione di testimoni. Il 5 ottobre è fissata l’udienza nella quale il giudice deciderà se ammetterlo. In caso contrario si andrà a processo. [isabella maselli]