L'intervista

Giuseppina Torre ad Alberobello: «La mia musica contro la violenza sulle donne»

Nicola Morisco

La compositrice inaugura Experimenta domani a Villa Donnaloja

«La pianista con le scarpe rosse». La raffinata compositrice siciliana Giuseppina Torre, nata in provincia di Ragusa, è una di quelle artiste che tutto il mondo ci invidia. Eppure, il suo talento nelle mura domestiche è stato fortemente osteggiato: è stata vittima di un’assurda e cieca violenza che le ha fatto rischiare la vita. Con forza ha avuto la capacità di reagire: ora è una valente ambasciatrice in musica di questa lotta infinita contro la violenza sulle donne. Sarà lei domani alle 21 a Villa Donnaloja ad Alberobello, a inaugurare la 24ma edizione della rassegna Experimenta. Nella stessa serata, alle 22, si esibirà anche la pianista e compositrice Alessandra Celletti. La rassegna proseguirà, sabato alle 20.30, con altri due concerti: la violinista norvegese Agnese Amico e, alle 21.30, Claudio Simonetti & Goblin. Infine, domenica alle 21, Elpidia Giardina e il trio Giovanna Carone, Vince Abbracciante e Leo Gadaleta.

Con diplomi di Conservatorio ed Alta scuola Musicale, Torre è molto amata in America tanto da vincere vari premi tra quali due ai Los Angeles Music Awards come Miglior artista e Miglior album dell’anno, ma anche due Akademia Awards of Los Angeles, la manifestazione che precede gli Oscar, nella categoria «Ambiental-Instrumental». Con due album all’attivo, Il silenzio delle stelle e Life boo, Torre ha anche firmato le musiche di diversi film e documentari, tra cui la colonna sonora del documentario Papa Francesco – La mia idea di arte.

Torre, la musica per lei è diventa un motivo di ribellione e di riscatto. Cosa vorrebbe dire all’universo femminile?

«Abbiamo tante potenzialità e lo dimostriamo ogni giorno. Dobbiamo credere di più nella nostra forza, perché abbiamo le capacità di poter rivoluzionare la nostra vita e prenderne possesso, come ho fatto io. Infine, alle donne dico di non sottomettersi mai a nessuna prepotenza».

Il suo rapporto con il Vaticano è diventato molto intenso. A cosa è dovuto?

«Ho scritto le musiche per un documentario tratto da un libro di papa Francesco, ed è stato fondamentale. La scrittura della colonna sonora è avvenuta in un momento particolare della mia vita, perché mi sembrava di essere vittima di una grande ingiustizia: avevo dato amore in cambio di odio. Attraverso la lettura del libro, che trattava l’arte intesa come mezzo per avvicinarsi a Dio, mi sono avvicinata alla fede. Un messaggio illuminante: “gli artisti sono coloro che fanno da tramite tra le persone e ciò che è al di sopra di noi”. Poi, il tema dello scarto, nel senso che l’uomo spesso scarta un suo simile, cosa che Dio non ha mai fatto. Quindi mi sono chiesta: se Dio non ha mai scartato nessuno, come può un uomo scartare un altro uomo? Il messaggio è chiaro, forte e attualissimo».

Come spiega il suo successo in America tanto da vincere prestigiosi premi tanto ambiti nel mondo di Hollywood?

«L’America ha avuto la lungimiranza di intercettarmi e di darmi valore, quello che non è avvenuto all’inizio in Italia. Sono stata scelta in questo enorme calderone del web e inserita tra le cinque candidate al Los Angeles Music Awards. La sorpresa è avvenuta con la doppia vittoria: Miglior artista e Miglior performer della serata. Sono stata catapultata da una piccola città del Sud della Sicilia a Hollywood: la realtà ha superato il sogno. Mi sono sentita benissimo in quel contesto, perché alle cose belle ci si abitua subito. Devo dire che l’Italia è molto distratta rispetto ai suoi talenti».

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