BARI – All’ingrosso, il prezzo concordato ai produttori è di 1 euro, mentre tra gli scaffali dei supermercati quelle stesse ciliegie arrivano a costare fino a 10-12 euro al chilogrammo. Agli agricoltori, considerando le spese di produzione, non va nemmeno un decimo di quanto ingrassa i profitti della Grande Distribuzione Organizzata. «Oltre che un’ingiustizia palese, si tratta di una dinamica che uccide il settore, disincentivando investimenti e lavoro», il commento dell’area Levante di Cia Agricoltori Italiani della Puglia. A essere penalizzata, infatti, è soprattutto l’area metropolitana di Bari. Tra il nord e il sud-est della provincia barese, infatti, viene prodotta la maggior parte delle ciliegie italiane. La Puglia detiene il primato nazionale degli ettari coltivati (62%). Nell’area metropolitana di Bari si produce il 40% della produzione nazionale, il 96% delle ciliegie raccolte in tutta la regione.
All’inizio della campagna cerasicola di quest’anno, sembrava che il prezzo corrisposto ai produttori potesse essere soddisfacente, ma così non è stato. Particolarmente attesa, dopo le difficoltà del 2020, era la campagna della varietà Ferrovia, soprattutto nelle zone a più alta vocazione per questa straordinaria cultivar prodotta a Turi, Putignano e Conversano nel Barese, ma anche a Crispiano nel Tarantino.
«Lo squilibrio tra il poco che viene riconosciuto agli agricoltori e i margini spropositati che la GDO garantisce a se stessa è diventato un problema enorme, sempre più pressante e ineludibile per la politica, soprattutto in un momento di crisi epocale come quella creata dal combinato disposto della pandemia e dei cambiamenti climatici - aggiunge ancora la Cia - Siamo di fronte a un vero e proprio sfruttamento da parte delle multinazionali della GDO a danno degli agricoltori, anche questa forma pesantissima di iniquità deve entrare nel dibattito pubblico e nell’agenda della politica».