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Lotta al virus
Ninni Perchiazzi
06 Aprile 2021
Migliaia di persone fragili vaccinate a Bari (oltre 6.600 tra ieri e domenica) e in tutta la Puglia (circa 13mila), tra giorno di Pasqua e Lunedì dell’Angelo. Finalmente. Precedenza agli under 16 con gravi disabilità (e a chi li accudisce), ma come sovente accaduto in queste poche settimane di campagna vaccinale, alcuni intoppi organizzativi hanno spinto verso l’alto tensione e pressione di molti. A partire dalla decisione pressoché improvvisa di partire a Pasqua, con accesso libero e ingressi scaglionati in ordine alfabetico, il cui risultato sono state code di ore fuori dalla Fiera del Levante e immancabili mugugni per un’operazione che avrebbe potuto prevedere un minimo di pianificazione.
Con un’altra grana all’orizzonte: quando nei prossimi giorni si spera, si darà il via alle somministrazioni di vaccini dedicate a disabili, malati oncologici, immunodepressi e pazienti annoverati sotto la dicitura fragili adulti, non sono stati compresi i loro caregiver, genitori, tutori, affidatari, familiari conviventi, inizialmente invece inclusi da una specifica circolare della Asl (con specifico riferimento a chi usufruisce della legge 104), poi smentita da un documento della Regione con l’esclusione di tutti i badanti di anziani e soggetti fragili adulti, «i quali continueranno ad essere vaccinati secondo le modalità finora previste per ciascuna categoria», recita un documento. Anche in questo caso, certo non volontariamente, sono stati creati cittadini di serie A e altri di B, salvo correttivi dell’ultim’ora, mentre c’è chi, dopo ore in attesa è stato invitato a tornarsene a casa. Il motivo? Finiti i vaccini.
Al lavoro quindi, centinaia di persone tra operatori sanitari, addetti e volontari della Protezione civile regionale e delle associazioni, veri angeli custodi di tutti noi da oltre un anno a questa parte, protagonisti anche di questa sessione dedicata alla popolazione più a rischio, assieme alla fascia dai 70 ai 79 anni, finora la meno vaccinata in assoluto in tutta Italia con immancabili riverberi negativi su curva dei contagi, colorazioni e gradi di libertà concessi. Entrambe finora sono state messe in coda nella lista delle categorie da immunizzare, con un duplice effetto negativo: la mancata riduzione delle ospedalizzazioni (tali fasce occupano il 95% delle terapie intensive e rappresentano le persone che hanno bisogno di maggiori cure) e dei decessi, ma soprattutto la rabbia crescente di chi finora si è sentito trascurato, messo da parte, inascoltato, nonostante viva drammi quotidiani da anni.
Il lato oscuro della luna poi, rivela la presenza dei soliti furbi, che magari hanno trovato un canale preferenziale per ricevere la somministrazione del vaccino. In barba a liste, priorità e rivendicazioni. Un dato nazionale rivela infatti, che nelle scorse settimane le Regioni hanno ricevuto lettere da tutti i presidenti degli Ordini - commercialisti, avvocati, giornalisti, notai - in cui, in qualche modo, rivendicavano la loro essenzialità e quindi la necessità di essere ritenuti prioritari nell’attuale campagna salvavita. Ovviamente, in barba al principio di solidarietà sociale che considera la presa in cura delle fragilità quale fondamento stesso del benessere collettivo.
Certo, aver seguito rigidamente il criterio dell’età anagrafica, nel Regno Unito e negli Usa ha prodotto risultati straordinari, che però rispetto all’Italia dispongono di milioni e milioni di dosi in più. Una carenza alla quale dovremmo tentare di sopperire con organizzazione e pianificazione. Al momento però si naviga a vista.
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