Arte

Gravina, la statua dell’Arcangelo Michele torna a nuova vita

Marina Dimattia

Restituita al culto dopo il restauro

GRAVINA - «Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago (…) Il grande drago, il serpente antico (…) fu precipitato».
Attraverso i versi dell’Apocalisse, la storia dell’arcangelo guerriero difensore biblico del popolo ebraico si connette al culto cittadino del Santo patrono e alla sua fedele riproduzione lignea del 1799 (ubicata nella piazza che familiarmente prende il suo nome), finita sotto i dardi del tempo e dell’incuria.
Grazie alla sensibilità della sezione Lions Club Gravina presieduta dalla reggente pro tempore nell’anno sociale 2019-2020 Antonia Vitucci, il simulacro è stato oggetto di riqualificazione dalle mani esperte delle restauratrici Rosanna Guglielmo e Gaia Cantarone, riacquisendo il suo antico splendore.
Sabato sera la statua è stata consegnata alla Fondazione «Ettore Pomarici Santomasi» per essere ammirata da vicino dal pubblico. «Due motivi ci hanno spinto a sostenere con convinzione l’opera di restauro e la pubblicazione dell’opuscolo storico a cura del giornalista Giuseppe Massari». Quali? «Il passato e il futuro - riferiscono dai Lions -. Il passato che si fa presente e testimonianza nell’oggi e dell’oggi. Il passato che deve diventare monito per il futuro, per le future generazioni».
La consegna della statua, nel suo originario stato di grazia, si fa culmine del sentimento di devozione dei cittadini gravinesi nei confronti del Santo patrono, già palesatosi tra il 28 e il 30 settembre, in occasione dei festeggiamenti in onore di San Michele Arcangelo, quest’anno esclusivamente religiosi.
«Come Lions penso di poter dire che abbiamo adempiuto a un dovere civico - aggiunge la dottoressa Vitucci -. Speriamo che ciò valga a sancire quella identità di coesione necessaria per lo sviluppo armonico della nostra comunità. Noi abbiamo voluto lanciare un messaggio, piuttosto che un segnale. Un messaggio di speranza e di fiducia nel riscoprire le nostre tradizioni, la nostra storia, la nostra cultura».

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