Il caso

Faida nel clan Strisciuglio, boss ucciso per gestione spaccio: due condanne a Bari

Redazione online

Tra la fine del 2015 e i primi mesi del 2016, era in corso una faida interna al clan Strisciuglio per la leadership nella gestione dei traffici illeciti, soprattutto lo spaccio di droga

BARI - Il gup del Tribunale di Bari Maria Teresa Romita ha condannato alla pena di 20 anni di reclusione i pregiudicati baresi Saverio Faccilongo e Vito Antonio Catacchio, rei confessi dell’omicidio volontario di Gianluca Corallo, il boss del clan Strisciuglio di Bari ucciso il 7 febbraio 2016. Nei confronti dei due imputati sono state riconosciute le contestate aggravanti mafiosa e della premeditazione.

Stando agli accertamenti dei Carabinieri, coordinati dai pm della Dda Giuseppe Gatti e Lidia Giorgio, tra la fine del 2015 e i primi mesi del 2016, era in corso una faida interna al clan Strisciuglio per la leadership nella gestione dei traffici illeciti, soprattutto lo spaccio di droga. Il referente del clan era all’epoca Corallo il quale, però, aveva stretto una sorta di alleanza con gli 'esodatì del clan rivale Di Cosola. Faccilongo era deciso a punirlo e a diventare il nuovo capo. Dopo una prima intimidazione, nel novembre 2015, nel circolo ricreativo di Corallo, 'la ciurma biancorossà, Faccilongo avrebbe progettato l'omicidio, commissionandolo al suo killer di fiducia, Catacchio, il quale una domenica pomeriggio di febbraio avrebbe raggiunto Corallo per strada uccidendolo con un colpo di pistola in pieno volto. La sentenza di condanna è stata emessa al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato. 

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