Il «miracolo» di Pietrapertosa

di MARCO MANGANO
La crisi non scalfisce l’arenaria delle meravigliose rocce forate di Pietrapertosa, nel Potentino, uno dei borghi più belli d’Italia. Nel comune più alto della Basilicata (1.088 metri), sul «tetto» della Lucania (terra della luce) si vive un paradosso macroscopico: mentre la Germania, locomotiva economica europea, tira il freno, qui il turismo alza la testa e il mercato immobiliare, pigro in tutta la penisola, mostra vivacità e incrementi di valore in netta controtendenza rispetto al resto del Paese.

Per il turismo è il momento di grazia: il cavo d’acciaio che collega la perla delle Dolomiti lucane a Castelmezzano, dando vita al «Volo dell’Angelo», garantisce emozioni forti a chi si libra imbragato a 400 metri d’altezza, ma anche ai suoi lungimiranti ideatori. I numeri non richiedono commenti: 240 voli al giorno (a Ferragosto sono rimasti in «lista d’attesa» 350 aspiranti «falchi»). E il richiamo turistico avrà un ulteriore impulso dal prossimo lunedì 22, quando, alle 19, dopo un lungo restauro, alla cittadina lucana verrà restituito il castello saraceno (arroccato sulla roccia a 1.150 metri di altitudine) alla presenza del sindaco Pasquale Antonio Stasi, del presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Vincenzo Folino e del vice presidente della Giunta regionale lucana, Agatino Mancusi.

Il mercato immobiliare è preso d’assalto dai forestieri abbagliati da case non «clonabili» - costruite solo con le pietre - le cui pareti spesso sono costituite dalle stesse rocce.

A Pietrapertosa l’integrità del ciclo biologico non si discute e a certificarlo sono falchi, poiane e nibbi che scrutano ogni centimetro, come se fossero i custodi del territorio.

Nonostante a un tiro di schioppo dalla città dalle rocce forate le trivelle delle multinazionali del petrolio violentino il territorio, senza alcun ritorno economico per l’area, e nonostante le pale eoliche della vicina Campomaggiore devastino (dal punto di vista paesaggistico) una parte del circondario, Pietrapertosa non cede e difende a spada tratta i suoi confini, la sua arenaria, i suoi asinelli, i suoi comignoli, la sua tranquillità, il suo charme, il suo aplomb. L’ospitalità della sua gente non teme confronti: i turisti vengono accolti con grande generosità e concretezza. L’ipocrisia non abita in questa cittadina, capace di stregare gente proveniente da ogni angolo del pianeta. L’albergo diffuso, fatto di casette curate in ogni dettaglio, è stato concepito e partorito da Teresa Colucci, una dottoressa in matematica prestata al turismo e alla cura dell’immagine della cittadina ed è sempre pieno. Richiestissimi anche i cavalli di Vito Cavuoti, che fanno sfoggio di invidiabili selle western.

Ma i paradossi e le singolarità di Pietrapertosa non si esauriscono qui. Benedetto Vigna, luminare internazionale della fisica, padre della Wii, la console della Nintendo, capace di far interagire i movimenti fisici con i videogiochi, è nato in questo paese dalle mille risorse e ora è corporate vice president della STMicroelectronics, multinazionale di semiconduttori.

Nel paese natale di Francesco Torraca, storico della letteratura e dantista di fama internazionale, la cultura si mescola alla quiete senza ignorare l’agroalimentare. Nelle campagne circostanti restano ancora alcuni asini e muli, molto utilizzati in passato in agricoltura come insostituibili mezzi di trazione. E i caciocavalli podolici (pochi quelli autentici) e i tartufi fanno riscoprire sapori veri e non costruiti in laboratorio.

E paradosso dei paradossi, chi crede che in questo comune del Mezzogiorno depresso (solo sul piano economico) i turisti debbano armarsi di cruciverba per vincere la noia, è fuori strada. Questo potrebbe dirsi delle grandi città ma non di questo comune di poco più di mille anime (che si raddoppiano in estate). Dopo aver sorseggiato un caffé al bar «Nino», quando il sole fa spazio alla luna, si scatena la «Pietrapertosa da bere», sotto la regia di Giuseppe Colucci e di Matteo Mona, indiscussi signori delle notti estive, lunghe e animate, ma sane e integre come le pietre di questo paese dal fascino infinito, che fronteggia la crisi con la sua intraprendente semplicità.
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