Gli incendi di Russia e i giacimenti di torba
di Giorgio Nebbia
Sembrano finalmente spenti i principali focolai di incendio che hanno devastato la Russia nell’agosto 2010 con grandi distruzioni di beni materiali, di foreste e di campi coltivati, e con danni economici che si riflettono anche sull’aumento del prezzo dei cereali nei mercati internazionali. Gli incendi hanno interessato grandi estensioni di foreste ma anche i giacimenti di torba che si trovano nel sottosuolo in Russia. Una volta, quando si parlava dei carboni fossili elencando i vari tipi, si cominciava dai più antichi, le antraciti, poi seguivano i carboni geologicamente più “recenti” (formatisi comunque dai vegetali nel sottosuolo milioni di anni fa), i litantraci e le ligniti; all’ultimo posto venivano le torbe che, a rigore non sono neanche carboni fossili, ma materiale vegetale che sta subendo, da tempi relativamente “molto recenti”, diecine di migliaia di anni, fino ad oggi, un processo di carbonizzazione con perdita di parte dell’ossigeno e relativo aumento degli elementi combustibili: carbonio e idrogeno. Le torbe si sono formate, anzi si stanno formando continuamente, quasi sotto i nostri occhi, quando degli ammassi vegetali vengono sommersi dall’acqua in grandi paludi; qui comincia un processo di decomposizione da parte dei microrganismi e di agenti chimici in speciali condizioni di temperatura. Il nome torba dice poco, perché le torbe che si trovano nel mondo sono diversissime a seconda dei vegetali di partenza e della loro età geologica.
DECOMPOSIZIONE - Le torbiere, le zone in cui si svolgono questi straordinari processi di decomposizione dei vegetali, sono molto diffuse sulla faccia della Terra e rappresentano zone umide di grandissimo e, direi, di meraviglioso interesse, la cui conservazione e difesa è oggetto della convenzione internazionale di Ramsar del 1971, alla quale aderisce anche l’Italia. Nel mondo ci sono 400 milioni di ettari di torbiere, cento milioni in Europa. I più grandi giacimenti di torba si trovano in Russia, Bielorussia, Ucraina, Irlanda, Finlandia, e poi in Nuova Zelanda, Indonesia, eccetera. La torbiere italiane si estendono su una superficie di 60.000 ettari; le più note sono quelle del Lago d’Iseo in provincia di Brescia, altre si trovano nel Trentino e altrove. Le torbiere italiane hanno avuto una storia geologica ed economica importante; alcuni anni fa docenti e studenti dell’Istituto Tecnico Antonietti di Iseo (BS) hanno preparato un “Quaderno” intitolato “Le torbiere sebine”, nel quale hanno ricostruito la storia delle presenze umane che vanno da insediamenti preistorici, le cui abitazioni costruite su palafitte sono emerse ancora quasi intatte dalla torbiera, alle attività economiche e di lavoro durate alcuni secoli. La quantità di torba presente nei giacimenti mondiali è stimata di 2000 miliardi di tonnellate (si pensi che le riserve di petrolio e gas naturale non superano, insieme, i 250 miliardi di tonnellate). Nel mondo ogni anno vengono estratti 100 milioni di metri cubi, pari a circa 30 milioni di tonnellate di torba; però i cicli biologici fanno affluire, ogni anno, nella grandi torbiere, più o meno la stessa massa di nuovo materiale vegetale, suscettibile di trasformarsi in altra torba, per cui, in un certo senso, la torba può essere considerata una risorsa naturale ed energetica rinnovabile. La torba è un materiale chimicamente e fisicamente complesso e si presenta in strati superficiali, generalmente di limitato spessore, sovente sovrapposti e intercalati con strati di sabbia o di argilla. Le torbe appena estratte hanno un elevato contenuto di acqua, dal 50 al 90 % e vengono essiccate per compressione, o per esposizione al sole, o con adatti impianti. Le torbe secche contengono dal 10 al 20 percento di “ceneri”, sostanze inorganiche che erano originariamente presenti nei vegetali di partenza. Il potere calorifico delle torbe secche (circa 10-15 megajoule per chilogrammo) è meno della metà di quello del carbone e circa un terzo di quello del petrolio; tuttavia i giacimenti di torba esistenti nel mondo hanno un contenuto energetico un centinaio di volte superiore all’attuale consumo mondiale annuo di energia. Nonostante le modeste caratteristiche merceologiche, in mancanza di meglio la torba estratta nel mondo è usata per due terzi come combustibile e per un terzo in agricoltura; anche in Italia la torba è stata usata come combustibile.
ACQUA - In orto-floricoltura, soprattutto per le coltivazioni fuori terreno, in serre o vasi, la torba viene impiegata per la sua proprietà di assorbire e trattenere sia l‘acqua sia i sali nutritivi del terreno, come mostra il volume “Nutrire le piante”, curato da Marino Perelli e pubblicato da Arvan a Mira (VE), che illustra anche le speciali norme europee e nazionali che regolano la qualità della torba usata in agricoltura, specialmente nell’agricoltura “biologica”. La torba trova anche impieghi industriali per la filtrazione delle acque, come materiale isolante termico e acustico in edilizia, e in altri usi. Esiste una associazione internazionale per lo studio e la protezione delle torbe: il prossimo congresso internazionale si terrà nel 2011. Protezione, anche, perché le torbe vanno protette non solo da uno sfruttamento irrazionale, non solo dalla distruzione delle zone umide, ma anche dagli incendi che si formano facilmente nei loro giacimenti. Ci sono ancora i segni dei grandi incendi che hanno colpito le torbe dell’Indonesia nel 1997. Tali incendi, come quello russo, una volta innescati, sono difficili da spegnere e controllare, continuano a lungo nel sottosuolo e comportano l’immissione nell’ambiente di grandi quantità di agenti inquinanti, dai fumi, come quelli che hanno oscurato per molti giorni il cielo di Mosca, ai gas che contribuiscono all’effetto serra, responsabili delle modificazioni climatiche. Gli incendi indonesiani del 1997 hanno provocato un aumento della concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera e un simile effetto ci si può aspettare quando saranno stati fatti i rilevamenti per l’estate 2010.
Sembrano finalmente spenti i principali focolai di incendio che hanno devastato la Russia nell’agosto 2010 con grandi distruzioni di beni materiali, di foreste e di campi coltivati, e con danni economici che si riflettono anche sull’aumento del prezzo dei cereali nei mercati internazionali. Gli incendi hanno interessato grandi estensioni di foreste ma anche i giacimenti di torba che si trovano nel sottosuolo in Russia. Una volta, quando si parlava dei carboni fossili elencando i vari tipi, si cominciava dai più antichi, le antraciti, poi seguivano i carboni geologicamente più “recenti” (formatisi comunque dai vegetali nel sottosuolo milioni di anni fa), i litantraci e le ligniti; all’ultimo posto venivano le torbe che, a rigore non sono neanche carboni fossili, ma materiale vegetale che sta subendo, da tempi relativamente “molto recenti”, diecine di migliaia di anni, fino ad oggi, un processo di carbonizzazione con perdita di parte dell’ossigeno e relativo aumento degli elementi combustibili: carbonio e idrogeno. Le torbe si sono formate, anzi si stanno formando continuamente, quasi sotto i nostri occhi, quando degli ammassi vegetali vengono sommersi dall’acqua in grandi paludi; qui comincia un processo di decomposizione da parte dei microrganismi e di agenti chimici in speciali condizioni di temperatura. Il nome torba dice poco, perché le torbe che si trovano nel mondo sono diversissime a seconda dei vegetali di partenza e della loro età geologica.
DECOMPOSIZIONE - Le torbiere, le zone in cui si svolgono questi straordinari processi di decomposizione dei vegetali, sono molto diffuse sulla faccia della Terra e rappresentano zone umide di grandissimo e, direi, di meraviglioso interesse, la cui conservazione e difesa è oggetto della convenzione internazionale di Ramsar del 1971, alla quale aderisce anche l’Italia. Nel mondo ci sono 400 milioni di ettari di torbiere, cento milioni in Europa. I più grandi giacimenti di torba si trovano in Russia, Bielorussia, Ucraina, Irlanda, Finlandia, e poi in Nuova Zelanda, Indonesia, eccetera. La torbiere italiane si estendono su una superficie di 60.000 ettari; le più note sono quelle del Lago d’Iseo in provincia di Brescia, altre si trovano nel Trentino e altrove. Le torbiere italiane hanno avuto una storia geologica ed economica importante; alcuni anni fa docenti e studenti dell’Istituto Tecnico Antonietti di Iseo (BS) hanno preparato un “Quaderno” intitolato “Le torbiere sebine”, nel quale hanno ricostruito la storia delle presenze umane che vanno da insediamenti preistorici, le cui abitazioni costruite su palafitte sono emerse ancora quasi intatte dalla torbiera, alle attività economiche e di lavoro durate alcuni secoli. La quantità di torba presente nei giacimenti mondiali è stimata di 2000 miliardi di tonnellate (si pensi che le riserve di petrolio e gas naturale non superano, insieme, i 250 miliardi di tonnellate). Nel mondo ogni anno vengono estratti 100 milioni di metri cubi, pari a circa 30 milioni di tonnellate di torba; però i cicli biologici fanno affluire, ogni anno, nella grandi torbiere, più o meno la stessa massa di nuovo materiale vegetale, suscettibile di trasformarsi in altra torba, per cui, in un certo senso, la torba può essere considerata una risorsa naturale ed energetica rinnovabile. La torba è un materiale chimicamente e fisicamente complesso e si presenta in strati superficiali, generalmente di limitato spessore, sovente sovrapposti e intercalati con strati di sabbia o di argilla. Le torbe appena estratte hanno un elevato contenuto di acqua, dal 50 al 90 % e vengono essiccate per compressione, o per esposizione al sole, o con adatti impianti. Le torbe secche contengono dal 10 al 20 percento di “ceneri”, sostanze inorganiche che erano originariamente presenti nei vegetali di partenza. Il potere calorifico delle torbe secche (circa 10-15 megajoule per chilogrammo) è meno della metà di quello del carbone e circa un terzo di quello del petrolio; tuttavia i giacimenti di torba esistenti nel mondo hanno un contenuto energetico un centinaio di volte superiore all’attuale consumo mondiale annuo di energia. Nonostante le modeste caratteristiche merceologiche, in mancanza di meglio la torba estratta nel mondo è usata per due terzi come combustibile e per un terzo in agricoltura; anche in Italia la torba è stata usata come combustibile.
ACQUA - In orto-floricoltura, soprattutto per le coltivazioni fuori terreno, in serre o vasi, la torba viene impiegata per la sua proprietà di assorbire e trattenere sia l‘acqua sia i sali nutritivi del terreno, come mostra il volume “Nutrire le piante”, curato da Marino Perelli e pubblicato da Arvan a Mira (VE), che illustra anche le speciali norme europee e nazionali che regolano la qualità della torba usata in agricoltura, specialmente nell’agricoltura “biologica”. La torba trova anche impieghi industriali per la filtrazione delle acque, come materiale isolante termico e acustico in edilizia, e in altri usi. Esiste una associazione internazionale per lo studio e la protezione delle torbe: il prossimo congresso internazionale si terrà nel 2011. Protezione, anche, perché le torbe vanno protette non solo da uno sfruttamento irrazionale, non solo dalla distruzione delle zone umide, ma anche dagli incendi che si formano facilmente nei loro giacimenti. Ci sono ancora i segni dei grandi incendi che hanno colpito le torbe dell’Indonesia nel 1997. Tali incendi, come quello russo, una volta innescati, sono difficili da spegnere e controllare, continuano a lungo nel sottosuolo e comportano l’immissione nell’ambiente di grandi quantità di agenti inquinanti, dai fumi, come quelli che hanno oscurato per molti giorni il cielo di Mosca, ai gas che contribuiscono all’effetto serra, responsabili delle modificazioni climatiche. Gli incendi indonesiani del 1997 hanno provocato un aumento della concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera e un simile effetto ci si può aspettare quando saranno stati fatti i rilevamenti per l’estate 2010.