L'ANALISI

Profezie pandemiche tra fantasia e realtà

GIANFRANCO DIOGUARDI

Eccoci ancora immersi nella pandemia del Coronavirus sempre più accompagnata da ministeriali Dpcm poco comprensibili, veri oracoli profetici piuttosto che precise disposizioni di comportamento per il popolo sempre meno sovrano. In queste condizioni è certamente meglio rimanersene a casa.

Ricordate Adriano Celentano? «È inutile suonare qui non vi aprirà nessuno / il mondo l’abbiam chiuso fuori / con il suo casino. / […] era importante sai pensare / un poco a noi non stiamo insieme / mai: ora sì, ora sì. / […] il mondo dietro ai vetri sembra un film senza / sonoro […] / soli, col tempo che si è fermato […]». Il «molleggiato», milanese dalle origini famigliari pugliesi, è stato profetico! Stiamo vivendo un autunno amaro che precede quello che purtroppo quasi certamente diverrà l’Inverno del nostro scontento, per ricordare il celebre romanzo di John Steinbeck, il cui titolo ripropone l’incipit del dramma shakespeariano Riccardo III.

Il dilagante ritorno in tutto il mondo della pandemia ci costringe nuovamente a chiuderci in casa isolati dal mondo e dai suoi «casini», cercando di godere le piacevolezze di una solitudine che riavvicina i famigliari suggerendo utili rivisitazioni di vario genere. Persiste purtroppo l’ansia di notizie nei «social» dove l’abuso delle fake news contribuisce a rendere la vita sempre più nebulosa e cervellotica.

Quanto a me, cerco di privilegiare la lettura di libri e quotidiani, anche quelli non recenti che conservo per eventuali approfondimenti. Fra questi, mi incuriosisce una strana notizia commentata da Roberto Pellegrini su Il Giornale del 15 marzo e poi, mi sembra, completamente dimenticata: «Quei segnali radio ciclici che arrivano dallo spazio».

E nell’ occhiello: «Rilevati per la prima volta impulsi che arrivano da 500 milioni di anni luce ogni sedici giorni». Ebbene, gli impulsi provengono da una galassia perfettamente individuata e risultano captati con una cadenza ben definita, ritmica, periodica sebbene non si sia riusciti a capire cosa possano significare. Rilevati da un centro di ascolto canadese sono stati analizzati e confermati da un team di scienziati e di Premi Nobel della Cornell University di Ithaca nello stato di New York.
L’insolita notizia mi ha suggerito di rivedere un vecchio Dvd intitolato A come Andromeda, un emozionante sceneggiato televisivo del 1972 che raccontava di un misterioso messaggio proveniente dalla costellazione di Andromeda, captato da un osservatorio astronomico inglese. Quel messaggio, decodificato da una equipe di scienziati, forniva istruzioni per costruire un super computer che alla fine genererà una inquietante creatura dalle apparenze umane. Era una fiction che, fra l’altro, abituava il pubblico alla nozione allora ancora poco consueta del computer come strumento destinato a diventare di uso comune.

Il gioco dei richiami mentali mi ha portato quindi a rileggere il romanzo Andromeda di Michael Crichton che, nonostante il titolo simile, tratta tutt’altro argomento. Pubblicato nel 1969 racconta, infatti, di una inspiegabile epidemia virale negli Stati Uniti, la cui gravità impone di procedere con estrema immediatezza applicando un protocollo top secret per evitarne la diffusione che avrebbe provocato una catastrofe mondiale. Un tema che mi ha riportato all’amara realtà che ci condiziona ormai da quasi un anno.

E la rete di ricordi sollecitati dall’attualità mi ha spinto a rivedere l’inizio di uno sceneggiato premonitore mandato in onda nel 1976 dalla TV della Svizzera italiana (e nel 1979 dalla Rai): I Sopravvissuti, versione italiana della serie The Survivors prodotta l’anno prima dalla Bbc. Il notevole successo indusse la televisione britannica a svilupparlo per tre stagioni consecutive con una lunga serie di episodi dei quali il primo, Il Quarto cavaliere dell’Apocalisse, rimane certamente quello più drammatico e significativamente anticipatore, ancora oggi visibile sul canale YouTube di Internet.

Quell’episodio racconta – siamo nel 1975! - di un virus letale sfuggito da un laboratorio cinese che genera un’inesorabile epidemia globale (pandemia) sull’intero pianeta decimandone la popolazione. La grave forma virale, inizialmente ritenuta una semplice influenza, inizia a colpire le popolazioni senza che nessuno sia in grado di fermarla: sembra davvero essere giunto il Quarto Cavaliere dell’Apocalisse! In quella puntata vengono evidenziate le superficiali reazioni iniziali sia dei protagonisti, sia dei politici delle diverse nazioni interessate dagli effetti del virus che invece si rivelano subito drammatici: reazioni molto simili a quelle registrate nella nostra realtà alle prime apparizioni del coronavirus! Un filmato, I Sopravvissuti, che andrebbe riproposto e debitamente meditato per meglio e più a fondo capire sia la gravità della situazione nella quale ci troviamo sia i suoi possibili futuri sviluppi.

Tantissimi sono i libri che a posteriori si sono rivelati più o meno profetici, così come molti film (Virus Letale del 1985, Contagion del 2011 e altri ancora) e documentari (per esempio il servizio del Tg Leonardo della Rai andato in onda il 16 novembre 2015) - storie a cui spesso si è attinto per generare vere e proprie fake news.

Fra i tanti vale la pena ricordare The Eyes of Darkness (Gli occhi dell’oscurità) un romanzo del 1981 nel quale lo scrittore americano Dean Koontz parla di virus sviluppato in Cina chiamato guarda caso «Wuhan-400» - lo stesso nome della città cinese dalla quale si è diffusa l’attuale pandemia. Più tardi, nel 2004, la sedicente sensitiva americana Sylvia Brown ha pubblicato Prophecy. What the future holds for you, seguito nel 2008 da End of Days (In Italia estratti dei due libri sono stati pubblicati nel 2012 da Mondadori con il titolo Profezie. Cosa ci riserva il futuro). La Brown racconta di anni futuri nei quali si dovrà obbligatoriamente indossare mascherine e guanti di gomma per un’epidemia virale simile alla polmonite, mortale e resistente a qualsiasi forma di cura.

E con storie di questo genere si potrebbe continuare, ma di fronte alla terribile realtà attuale torna alla mente quella che è stata definita «La profezia di Bill Gates», ma che di profetico non ha proprio nulla perché il suo brevissimo ed efficacissimo discorso, pronunciato il 3 aprile 2015, è a tutti gli effetti una fredda, lucida proiezione di fatti accaduti (epidemia in Africa del virus «Ebola») verso un futuro concretamente prevedibile tracciato da un’intelligenza straordinaria come quella di Bill Gates, geniale inventore di Microsoft. Gates annunciò in quel discorso: «Se qualcosa ucciderà dieci milioni di persone, nei prossimi decenni, è più probabile che sia un virus altamente contagioso piuttosto che una guerra. No missili, ma microbi. In parte il motivo è che abbiamo investito cifre enormi in deterrenti nucleari. Ma abbiamo investito pochissimo in un sistema che possa fermare un’epidemia. Non siamo pronti per la prossima epidemia [dopo Ebola]». Parole di cui nessun capo di stato nel mondo ha voluto tener conto.

È pur vero che eventi drammatici provocano la diffusione di sciacallaggi informatici che hanno l’effetto di far confondere discorsi seri con fake news, ma è proprio per questo che si rende indispensabile il ritorno a una informazione corretta che proprio la carta stampata può meglio garantire: «intendendo per informazione quella assicurata dai giornali, quella meno esposta alle contaminazioni delle fake news e alle eccitazioni da sondaggistica permanente […] Sì, perché l’informazione dei giornali non ha prezzo.[…]” (Giuseppe De Tomaso, La Gazzetta del Mezzogiorno 24 marzo 2020) - e chissà che questa biblica maledizione pandemica non generi il miracolo di riaccendere negli umani l’amore appunto per la carta stampata.

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