Dopo un’estate infuocata di live in tutta Italia, Il Mago del Gelato torna in Puglia con due appuntamenti, stasera all'Eremo Club di Molfetta (opening act Alessandro Fiore) e domani 8 novembre alle Officine Cantelmo di Lecce per la rassegna SEI Young di Coolclub, (aftershow dei Fratelli Marsico, progetto spin-off del trio Mundial, Carmine Tundo, Roberto Mangialardo e Alberto Manco). Il collettivo lombardo formato da Giovanni Doneda, Ferruccio Perrone, Pietro Gregori e Alessandro Paolone, riporta quindi in Puglia l'inconfondibile mix di funk, afrobeat e jazz che li sta rendendo sempre più protagonisti della scena nazionale, e non solo. «Siamo davvero soddisfatti di ciò che siamo riusciti a costruire - racconano i quattro alla «Gazzetta» - e non vediamo l’ora di metterlo alla prova sul palco nei club».
Che differenze vedremo tra il live estivo e questo giro di concerti?
«Durante l’estate non siamo mai nelle condizioni di eseguire tutto il repertorio o costruire lo show come vogliamo, nei festival i tempi sono serrati. Ora abbiamo la possibilità di immaginare lo spettacolo su misura, con anche qualche novità».
Quest’anno è uscito il vostro album, «Chi È Nicola Felpieri?», che vi lega al Salento perché è lì che l'avete registrato...
«Sognavamo di lavorare al SudeStudio di Guagnano, un posto che conoscevamo da tempo. Stefano e la sua famiglia ci hanno accolto benissimo: l'obiettivo era staccare dalla frenesia di Milano e trovare uno spazio che fosse sia studio, sia casa. È stata la combinazione perfetta: l’ambiente intorno, con i campi e le vigne, ci ha ispirato tantissimo. Uscire dalla sala e trovarsi immersi nella campagna ci ha dato davvero qualcosa in più».
Ogni vostro live è una festa collettiva: secondo voi cosa rende speciale il rapporto con il pubblico?
«È molto diretto, dal palco li coinvolgiamo, li facciamo ballare, cantare, a Milano abbiamo persino organizzato un piccolo corteo! Ci divertiamo insieme, il nostro show non avrebbe senso senza di loro. Lo spettacolo lo fa anche la gente che ci viene a vedere. Ci piace fermarci dopo i concerti, parlare con le persone, ascoltare le loro storie».
In un panorama musicale così vario come quello di oggi, state riuscendo a mantenere un'identità solida: qual è il vostro segreto?
«Fare ciò che ci viene spontaneo e incrociare le nostre quattro visioni — che è già una sfida. Fare musica in gruppo richiede confronto e tempo, ma dà anche forza e coerenza. La nostra natura di musicisti va un po’ in controtendenza rispetto all'attualità, e forse questo ci rende diversi. Però siamo felici di far parte di una scena italiana viva e piena di progetti interessanti: è un momento molto fertile».
Proprio visto che siete in quattro, come nascono le vostre canzoni? Avete un metodo?
«Dipende dalle situazioni, spesso le idee migliori nascono dal live. Ognuno di noi porta le proprie, ma c’è sempre un obiettivo comune che ci guida. A volte nasce prima il concept, altre volte un brano pensato per il palco che poi sviluppiamo. È un lavoro di equilibrio, rispetto e fiducia reciproca: ci conosciamo bene e ci lasciamo ispirare a vicenda. Spesso ci influenza ciò che succede in sala prove, suonando insieme».
Avete già collaborato con diversi artisti, tra cui Venerus. C’è qualcuno con cui vi piacerebbe lavorare in futuro?
«Uno dei live che ci ha colpito di più quest’estate è stato quello di Seun Kuti, il figlio di Fela Kuti. Siamo rimasti folgorati dal suo magnetismo sul palco, una collaborazione con lui sarebbe pazzesca».
Insomma, state vivendo un bel momento. Cosa vi aspettate da questo percorso, dove vorreste che vi portasse?
«Il nostro obiettivo è continuare a suonare dal vivo, anche fuori dall’Italia. Nei prossimi anni vorremmo andare in Europa, partecipare ai festival internazionali e far conoscere il progetto oltreconfine. È una delle missioni del Mago del Gelato. E ovviamente continuare a scrivere e pubblicare nuova musica».