Musica

«Nessuna via di mezzo»: per il lucano Carlo Pontevolpe la crisi personale diventa viaggio electro-pop tra malinconia e rinascita

Bianca Chiriatti

Il cantautore originario di Montalbano Jonico racconta una lunga storia d’amore, intrecciando introspezione e ritmo elettronico. Un brano che unisce la profondità del sentimento alla leggerezza del suono, tra riflessioni sulla quotidianità e autenticità artistica

C’è un confine sottile tra la malinconia e la rinascita, tra la fine e la voglia di ricominciare. È proprio lì, in quello spazio dove le emozioni si mescolano senza filtri, che nasce «Nessuna Via di Mezzo», il nuovo singolo del lucano Carlo Pontevolpe, originario di Montalbano Jonico. Un brano intimo e riflessivo, ma dal ritmo irresistibilmente electro-pop, che mette a nudo la fragilità di una relazione e la trasforma in energia sonora, intrecciandola con una scrittura sincera e profondamente umana.

«La mia relazione di oltre vent’anni stava attraversando un periodo difficile – racconta Pontevolpe – e c’è stato un momento in cui pensavo davvero che fosse finita. Quella sensazione di vuoto e rassegnazione mi ha spinto a scrivere. Ho preso la tastiera e ho cercato di dare forma a ciò che sentivo». Il singolo è accompagnato da un videoclip diretto da Tommy Antonini, in cui l'artista affianca una sposa in versione dark che attraversa le strade della periferia milanese: un’immagine simbolica che unisce inquietudine e speranza.

La canzone nasce da un momento di crisi personale: quanto è stato difficile trasformare quel dolore e, in un certo senso, riviverlo attraverso la musica?
«Non è stato difficile, le emozioni hanno guidato il tutto ed è stata una scrittura molto istintiva. La scelta di una musica energica per bilanciare un tema già così pesante come la fine di una relazione è stata probabilmente una trovata del mio inconscio per far sì che non fosse spiacevole rivivere queste emozioni riascoltandola, forse consapevole del fatto che, a differenza del brano, la mia storia in realtà non è finita».
Lei parla di quotidianità come colonna invisibile delle relazioni. C’è un gesto o un momento quotidiano che secondo lei rappresenta davvero l’amore?
«Forse quando ci si ricongiunge alla fine di una giornata di lavoro, stanchi e a volte nervosi per le dinamiche lavorative, però si trova conforto semplicemente nella presenza dell'altro».
Ha scelto un sound electro-pop per raccontare una storia intima e malinconica. Quanto conta il contrasto tra la leggerezza del ritmo e la profondità del testo?
«Ci sono stati casi, come in "Vi Voglio Bene", il mio secondo singolo che tratta le emozioni e le difficoltà dell'essere genitore, in cui ho scelto una musica più malinconica per enfatizzare la mia tristezza nel sentirmi non sempre all'altezza del mio ruolo di padre. Forse proprio perché trovo difficile riascoltare quel brano così commovente, con "Nessuna Via di Mezzo" volevo qualcosa di più equilibrato, quasi leggero. Quindi direi che dipende da caso a caso; il contrasto qui, secondo me, era necessario per creare qualcosa di inedito, che potesse sorprendere l'ascoltatore».
Cita anche una vecchia demo intitolata “Domani”. È come se dialogasse con il passato: cosa direbbe oggi alla sua versione più "giovane"?
«Che nonostante io non possa affermare di aver avuto notorietà nella vita, sono fiero di quello che sono diventato, soprattutto umanamente. Ho passato molto tempo rintanato nella paura di fallire, nel timore dei giudizi esterni, pensando che fossero l'unica misura di quello che facevo, ma la qualità intrinseca non si pesa solo in complimenti, stream o like. Sono consapevole di fare cose belle e che non solo non fanno male a nessuno, ma che hanno l'ambizione di ispirare, se non grandi masse di persone, almeno chi mi conosce e mi sta intorno, in primis i miei figli».
Il videoclip con la “sposa dark” è molto evocativo. Come è nata l’idea?
«Un po' come per la musica, sono molto istintivo. Dopo aver completato la canzone, ho chiuso gli occhi e ho immaginato il video: vedevo me con la tastiera sottobraccio girovagare per le campagne di casa mia, come se inseguissi qualcosa... poi, qualche giorno dopo, riflettendo sul video, ho avuto questa idea della sposa dark che personifica l'amore finito».
In un’epoca dominata dagli algoritmi e dalle tendenze, sembra seguire una direzione personale. Quanto è difficile restare autentici nel pop contemporaneo?
«Per me è la cosa più naturale del mondo. Non conosco altri modi di farlo perché per me il fine ultimo non sono le classifiche o i numeri, ma usare la musica come strumento terapeutico, di connessione con il mio universo interiore, prima ancora che con il pubblico. Posso dire fieramente di essere un uomo e un artista libero, indipendente e integro».
Privacy Policy Cookie Policy