L'intervista

«Trigger», esplode la musica dei Lit Up Fuse tra punk e impegno sociale

L'album della band pugliese fuori il 17 ottobre, stesso giorno di un singolare listening party a Conversano molto «europeo»

Il 17 ottobre 2025 è una data importante per la scena musicale pugliese e non solo: esce Trigger, il travolgente album d’esordio dei Lit Up Fuse, band che fonde l’energia grezza del punk con le sonorità elettroniche più incisive. Lo stesso giorno, negli spazi della Casa delle Arti di Conversano (Ba), si terrà il Listening Party che accompagna il lancio del disco, un evento pensato come momento di ascolto, confronto e condivisione con artisti e realtà culturali del territorio.

Nati nel 2022 dall’incontro tra la cantautrice Alice Bosco, i produttori Bruno Gagliardi (aka Bruno Cama) ed Emiliano Armagno (aka Emo), i Lit Up Fuse hanno da subito puntato a un sound internazionale con radici profondamente pugliesi. Il disco affronta tematiche di transfemminismo, antifascismo, disparità sociale e di genere, alternando momenti intimi e personali a brani di denuncia sociale. Ogni traccia diventa un manifesto sonoro.

Il Listening Party di Conversano sarà moderato dalla prof.ssa Claudia Attimonelli, e prevede talk, interviste e corner radio in diretta con ospiti tra cui Alessia Cortese (In Utero Project), Veronica Verri (Psicoterapeuta e Cantautrice), Rossella De Giosa (Studio Fon Fon), Arianna Pignataro (Bambu Film) e Carlo Chicco (giornalista e operatore culturale). Spazi per mostre, banchetti e momenti interattivi arricchiranno la serata, culminando con un dj set di Dj Rais

Alice, Bruno, partiamo dal titolo del disco: da dove nasce Trigger?

«È l’esplosione che dà inizio a qualcosa di più grande. Non solo materiale, ma anche simbolica: un cambiamento collettivo. In un contesto socio-politico complesso, Trigger rappresenta un innesco per la rivoluzione. È anche un titolo con valenza psicologica: riapre ferite, richiama traumi passati che sono ancora presenti. Volevamo rendere tangibile questo concetto attraverso la musica».

Nelle tracce affrontate temi personali e sociali: come avete bilanciato questi due mondi?

«Ogni brano parla di ciò che ci sta a cuore e di eventi concreti: in “Baton Strikes” trattiamo la violenza della polizia sugli studenti; in “Girl Spreading” la riappropriazione dello spazio femminile; in “Privilege” riflettiamo sul privilegio di poter suonare su un palco e sul senso di responsabilità che ne deriva. Abbiamo cercato di trasmettere la nostra visione politica in chiave personale e collettiva».

E la costruzione del suono? Come nasce il vostro stile che si può quasi inquadrare in un «electropunk»?

«Abbiamo background diversi e volevamo creare qualcosa di nuovo, unendo mondi che normalmente non si incontrano. Partiamo dallo studio di registrazione e poi adattiamo le tracce alla live performance con batterista e chitarrista. Ascoltiamo di tutto: elettronica, techno, brutalismo, punk… Non ci identifichiamo in un genere unico, vogliamo creare un linguaggio personale».

L’idea del Listening Party è davvero singolare, molto «europea»: da dove nasce?

«Volevamo un evento collettivo, non solo passivo. Il pubblico ascolta il disco ma partecipa, scopre i retroscena, i testi e le produzioni mai pubblicate, dialoga con ospiti e progetti culturali locali. Un’opportunità di mostrare l’esistenza di una scena underground ricca, viva e spesso invisibile».

Cosa sperate che il pubblico porti a casa dalla serata?

«Stupore e consapevolezza: vedere che esiste un fermento culturale nella provincia barese, con persone che parlano di temi importanti e creano progetti significativi, in un contesto di apertura e non di giudizio».

La vostra base è Rutigliano: cosa significa vivere e creare tutto questo in Puglia?

«Orgoglio e felicità. Il fermento culturale e musicale del nostro territorio è incredibile e speriamo che queste iniziative diventino sempre più frequenti. È un momento storico in cui la provincia barese dimostra vitalità, visibilità e creatività, portando avanti una scena musicale autentica e innovativa».

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