La rassegna
AVANT Festival, il Salento vibra tra musica, sperimentazione e territorio: al via la quinta edizione
Parte oggi il boutique festival che unisce concerti, trekking, residenze artistiche e formazione, portando una riflessione viva sul rapporto tra arte, territorio e solidarietà. Il racconto del fondatore Ludovico Esposito (Sud Sonico)
C’è un’energia speciale che attraversa il Salento, un’onda sonora fatta di incontri, ricerca e sperimentazione. Da oggi al 12 ottobre, Lecce e provincia tornano a risuonare con AVANT, il boutique festival di musica contemporanea che unisce concerti, trekking, residenze artistiche e corsi di formazione, portando nel cuore del Sud una riflessione viva sul rapporto tra arte, territorio e solidarietà. Giunto alla quinta edizione, il festival - ideato e prodotto da Sud Sonico APS - propone un tema quanto mai urgente: «Soundwave of Solidarity», un’indagine sul potere del suono come forma di protesta, terapia e trasformazione. Tra gli ospiti, nomi di spicco della scena internazionale come la producer iraniana Rojin Sharafi, la compositrice svizzera Martina Lussi, il sound artist italiano Nicola Di Croce e l’organista francese Delphine Dora, per un’edizione che intreccia la sperimentazione musicale con l’impegno civile.
Il programma del festival attraverserà location diverse, dalle Officine Ergot a Roca Vecchia e Torre dell'Orso, da Masseria Tagliatelle alle Rupi di San Mauro e Montagna Spaccata, con il gran finale nella Basilica di San Giovanni Battista al Rosario, esordio assoluto in una chiesa, dove Delphine Dora si esibirà all’organo monumentale in un concerto di improvvisazione organistica. Ludovico Esposito, project manager musicale, presidente di Sud Sonico e fondatore di AVANT, racconta alla «Gazzetta» l’evoluzione e la filosofia di questo evento unico nel suo genere.
Qual è stato il percorso del festival in questi cinque anni e cosa possiamo aspettarci di «nuovo» in questa edizione?
«Il festival nasce nel 2019 da un’idea di Sud Sonico in collaborazione con l’agenzia tedesca Digital in Berlin, che organizzava un format simile sull’isola di Madeira. L’idea era offrire un weekend di musica contemporanea e attività culturali per un pubblico curioso, internazionale, interessato all’esperienza in toto. Con gli anni abbiamo capito che la dimensione più contenuta era una forza, non un limite: un festival di qualità, intimo e autentico. La novità di quest'anno è che abbiamo introdotto due residenze artistiche in contemporanea, arricchisce la proposta e apre nuove possibilità di incontro e scambio tra artisti».
Una delle caratteristiche di AVANT è il legame tra musica e territorio. Come si intrecciano questi due mondi?
«Il nostro territorio è ricchissimo e spesso sottovalutato, eppure noi potremmo essere turisti a casa nostra. Vogliamo riscoprirlo e farlo scoprire, con escursioni, trekking, performance nei luoghi naturali: tutto serve a creare un’esperienza immersiva, in cui musica e paesaggio dialogano. Non siamo una piattaforma rigida, ma aperta, dove le persone si incontrano e si scambiano conoscenze ed energia positiva».
Il tema «Soundwave of Solidarity» è quanto mai attuale. Che valore ha il legame tra arte e impegno civile?
«L’arte e la musica sono da sempre strumenti di sensibilizzazione. Noi non ci schieriamo, ma sensibilizziamo, e c’è una grande differenza: vogliamo accendere coscienze, non alimentare divisioni. Supportiamo cause urgenti, sosterremo The Sameer Project, un’organizzazione palestinese che porta beni di prima necessità a Gaza e in Cisgiordania, ma potremmo farlo per altre realtà. Il nostro obiettivo è generare un impatto positivo, anche piccolo, ma reale, a livello locale e globale».
Cosa spera che il pubblico porti a casa dopo aver vissuto il festival?
«Un ricordo vero: le persone incontrate, le performance, i messaggi, l’attenzione con cui organizziamo ogni dettaglio. Vogliamo accogliere persone sensibili e attive, e continuare a credere nella musica come strumento per costruire una società migliore».