L'intervista

Diodato fa il bis in Puglia: «I live? Un rito laico collettivo»

Bianca Chiriatti

Il cantautore tarantino sarà domani a Ostuni per il Locus Festival, e domenica 3 agosto a Barletta, nel Fossato del Castello, per Oversound

Raccontare l’umano con delicatezza e forza. È forse questa la più grande capacità di Diodato, che dopo il successo del tour teatrale è in giro quest'estate sui palchi dei principali festival italiani, per proporre dal vivo le emozioni dell'ultimo disco, «Ho acceso un fuoco», che già celebra le versioni live di tutto il suo repertorio. Due gli appuntamenti pugliesi in programma: domani sera, sabato 2 agosto, nel Foro Boario di Ostuni per il Locus Festival, e domenica 3 agosto a Barletta, nel Fossato del Castello, concerto in programma per l’Oversound Music Festival. I biglietti per entrambe le date sono disponibili su TicketOne, l'orario di inizio è previsto per le 21.30.

Diodato, è reduce da una stagione di grande entusiasmo dopo il giro nei teatri, come sta andando questo tour estivo?

«È sempre sorprendente, perché uno pensa di essersi abituato alle sensazioni del palco, e invece ogni volta accade qualcosa di inaspettato. Sto impiegando molte energie per la questione dei live, penso siano il momento più profondo e autentico che ti tiene vivo e ti rimette in connessione con tutto ciò che ti ha portato a scegliere questo percorso. Si crea una sorta di rito laico collettivo, ti senti parte di qualcosa di più grande, il concerto in qualche modo alimenta un senso di umanità di cui abbiamo un gran bisogno».

Grande ambasciatore della sua Taranto e di tutta la Puglia, come vede l'evoluzione di questa terra dal punto di vista musicale e culturale?

«Intanto sono contento che sia diventata una delle mete fondamentali del nostro Paese, venti o trenta anni fa non avrei mai potuto immaginare una cosa del genere. Anche le città meno "fortunate" della Puglia stanno vivendo un momento felice grazie a questi appuntamenti di gioia collettiva. E poi la cultura sta creando economie che in qualche modo fanno sopravvivere le nostre realtà. Era un po' il sogno che avevo da ragazzino, poter vedere i grandi artisti anche nella nostra regione e poter mostrare loro tutte le nostre bellezze. Sono felice che tutto il mondo se ne stia rendendo conto, auguro davvero lunga vita ai festival e alle manifestazioni».

Tornando alle emozioni del live, quali sono le sensazioni dei primi minuti, quando sale sul palco ed entra a contatto con il pubblico?

«Sono fondamentali quei minuti, perché si prova a creare una sorta di bolla, con la platea e con la band. Invito sempre a provare ad abbandonarsi alle sensazioni e alle emozioni, è bello sentire che stiamo intraprendendo un viaggio insieme, ed è davvero un aspetto su cui sto lavorando molto».

Sono passati un po' di anni dal successo di "Fai rumore", e da quella vittoria storica a Sanremo. L'ha sentito crescere l'affetto intorno a lei, anche da parte di questa regione?

«Sono contento che si stia dimostrando una cosa di cui ero già consapevole: che quando si accende una luce su determinati progetti che lavorano da tanti anni, anche in Puglia, ma parlo in generale, portano avanti una loro idea, lo fanno in maniera sincera, profonda e curata, il pubblico ti riconosce immediatamente e dimostra il suo affetto. Credo sia un bellissimo segnale, una risposta anche alle tante domande che ci siamo fatti in questi anni».

Ha cominciato suonando nelle piccole situazioni della sua Taranto, oggi è uno dei nomi più rilevanti del panorama nazionale. C'è qualcosa di cui è particolarmente orgoglioso?

«Devo dire che sono stato bravo a non mollare, a superare i momenti difficili, perché ce ne sono stati. Momenti in cui perdi un po' le speranze, difficoltà sotto ogni punto di vista, anche economico. Ho tenuto duro e forse mi sono fatto le domande giuste: "Dove vuoi andare?", "Perché stai intraprendendo questo percorso?". Quando mi sono risposto che avrei continuato indipendentemente dai risultati, andando anche a suonare per strada pur di portare la mia musica come condivisione emotiva, le cose sono cambiate».

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