Il personaggio

«Racconto la Puglia in musica e immagini», dietro le quinte di «Battiti» con il regista Matteo Maggi

Bianca Chiriatti

I segreti di «Battiti» on the road. E il tema: «Il videoclip in Italia non ha più lo stesso valore: serve solo per le piattaforme e i social»

Quando nel 2023 è stato scelto come regista delle clip «on the road» di Battiti, quelle che mostrano le esibizioni degli artisti del momento dagli angoli più suggestivi di Puglia, l’unica perplessità era sulla sua giovane età. Invece Matteo Maggi, 26 anni, di Carovigno, non solo ha dimostrato preparazione e professionalità, tanto da aver da poco chiuso la sua seconda esperienza da regista per lo show di Radio Norba, ma si sta sempre più facendo conoscere nel panorama audiovisivo nazionale con un focus interessante sulla musica.

Attualmente nel roster della casa di produzione milanese Blackball Tv, Maggi ha già firmato la regia di spot, documentari, eventi live e video musicali lavorando al fianco di artisti come Dardust, Benji & Fede, Kid Yugi. La Gazzetta lo ha incontrato per scoprire qualcosa in più sul lavoro dietro la macchina da presa.

Come nasce una passione simile?

«È difficile individuare un momento. Ricordo che quando avevo tre anni mio nonno mi regalò una videocamera: esistono tantissimi video di me che vado in giro per casa a riprendere ciò che mi capita intorno. Poi inutile dire che durante l’adolescenza ho realizzato clip per chiunque, amici, parenti, video di compleanni, ho sperimentato tanto».

Un esordio come montatore, poi si sposta sulla musica...

«Lavorare con gli artisti mi ha permesso di crescere e sviluppare senso critico. In questo momento mi sto specializzando nei live, anche i prossimi lavori in cantiere sono concerti, esibizioni acustiche, flashmob».

Nel 2024 quanto conta realizzare un videoclip quando esce un nuovo singolo?

«In Italia poco. Non ha più il valore di un tempo, oggi è visto solo come un accompagnamento di immagini per le piattaforme e i social. All’estero fortunatamente questa cultura non si è persa, aiuta l’artista a costruirsi un’identità, a dare un’idea al pubblico, senza seguire troppo le dinamiche commerciali. Si realizza perché si ha qualcosa da dire».

Arriviamo a Battiti Live, come nasce questa collaborazione e cosa c’è dietro quelle clip on the road?

«La sfida più grande è regalare ai palchi più piccoli lo stesso respiro del main stage: gli autori cercavano un linguaggio giovane per queste “parentesi territoriali”, e la mia visione li ha convinti. Si portano artisti di respiro nazionale in città anche piccole, non si sa che risonanza possano avere, e il pubblico è sempre diversificato, si va dai fan di 18 anni alle signore anziane che si affacciano alle finestre o si presentano come se fosse una festa di paese. L’obiettivo è impreziosire il territorio, tutto deve parlare del posto in cui siamo, e ovviamente valorizzare la performance che poi verrà trasmessa in diretta nazionale. C’è sempre infatti un briefing iniziale con l’artista: per me è importante che le cose vengano fatte bene e che ci sia comunione di intenti».

Ha lavorato davvero con tanti, Geolier, Angelina Mango, Tananai, Elodie, Alessandra Amoroso, solo per citarne alcuni. Qualche aneddoto che può raccontare?

«Lo scorso anno a Massafra con Rosa Chemical ci furono non poche difficoltà: pioveva a dirotto, lui aveva la febbre, ma ha portato avanti l’esibizione con la massima professionalità, in mezzo al diluvio. A Tananai quest’anno hanno lanciato tanti reggiseni sul palco, ma qualcuno li ha tirati addosso anche ad Annalisa, tra le risate generali. C’è questa moda di consegnare oggetti, ma perfino pasticciotti: è stato il caso di Angelina, mentre Alessandra Amoroso continuava a prendermi in giro, mi diceva di fare in fretta che voleva andare a mangiare proprio un pasticciotto. Si crea un feeling inspiegabile».

Quali sono i feedback di cui va più orgoglioso?

«Il sindaco di Mesagne, che aveva ospitato i Boomdabash, mi ha chiamato e mi ha detto che è stato emozionante vedere la città splendere di luce propria. Quello di Ostuni mi ha fatto i complimenti perché sembrava un piccolo salotto a cielo aperto. Ma il ringraziamento più grande va a Massimo Pascucci, direttore della fotografia: è grazie a lui se abbiamo avuto questi risultati»

Un racconto di musica con le immagini. Ora qual è il suo obiettivo?

«Continuare su questa strada, allargare la mia visione, e magari spostarmi sul narrativo. Vorrei dare più risalto alla cultura audiovisiva in Italia: con l’intelligenza artificiale la concorrenza è spietata, ma ho standard qualitativi altissimi e tendo a migliorarmi sempre, per il pubblico e per gli amatori».

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