«Tribù urbana», nuovo disco per Ermal Meta: «Nasce per essere cantato a squarciagola sotto il palco»
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Ugo Sbisà
21 Gennaio 2021
Sono trascorsi all’incirca dieci anni da quando, con un indubbio gesto di coraggio, l’organista molese Margherita Sciddurlo – apprezzata docente del Conservatorio «Nino Rota» di Monopoli – ha dato vita nella sua cittadina ai «Concerti di Santa Maria del Passo». Gesto coraggioso, si diceva, perché già di per sé l’idea di organizzare una rassegna organistica potrebbe apparire azzardata o in ogni caso «di nicchia», specie in un’epoca nella quale – prima che il Covid azzerasse tutto inesorabilmente – sembrava indispensabile buttarsi alla ricerca dei cosiddetti «eventi».
E invece no, perché con una costanza e una determinazione tutte squisitamente femminili – quanto abbiamo ancora da imparare noi uomini… - ha saputo trasformare quella rassegna in un seguitissimo punto di riferimento addirittura internazionale, arrivando a ospitare a Mola persino alcuni acclamati interpreti del panorama europeo. Un risultato frutto di tenacia, senza dubbio, ma anche favorito da una sede, la chiesa di Sant’Antonio, che ospita uno strumento di gran pregio, un organo «Petrus de’ Simone» del 1747, tornato a una nuova vita nel 2007, dopo un accurato lavoro di restauro. Ed è appunto il «Petrus de’ Simone» lo strumento col quale la Sciddurlo – che in questi anni ha spaziato anche in repertori di taglio più moderno – ha affrontato una registrazione di grande interesse storico musicale per l’etichetta bolognese Tactus, ovvero il cd La tradizione organistica pugliese-napoletana dal Rinascimento al Barocco.
Come si è più volte ricordato – e come in maniera completa e inappuntabile ribadisce anche il musicologo barese Dinko Fabris nelle note di copertina – il novero della cosiddetta «Scuola napoletana» include anche numerosi musicisti pugliesi che, giocoforza, dovettero recarsi a Napoli, la capitale del regno, per svolgere dei regolari studi musicali. Una scelta, la loro, spiegata anche dal fatto che, a cavallo tra il Sei e il Settecento, quello di musicista era uno dei mestieri più ambiti in quanto in grado di garantire un’occupazione sicura (altri tempi, altre storie verrebbe da dire…).
Ferma restando allora l’affiliazione alla grande famiglia «napoletana», presente in scaletta con rappresentanti ad essa appartenenti anche per nascita, la Sciddurlo ha inteso celebrare alcuni grandi pugliesi, in molti casi noti più per aver praticato altri generi che non per le proprie composizioni organistiche. E le sue scelte hanno così finito per coprire un intervallo temporale ampio che si estende dal Cinquecento del barese Rocco Rodio al tardo Settecento del tarantino Giovanni Paisiello, passando attraverso il brindisino Leonardo Leo, il monopolitano Giacomo Insanguine e il bitontino Nicola Bonifacio Logroscino. Alle loro composizioni si aggiungono quindi altre dell’abruzzese Fedele Fenaroli, oltre che dei «napoletani» Gaetano Greco, Alessandro Scarlatti, Niccolò Jommelli e Niccolò Porpora.
Un viaggio attraverso epoche e repertori che potrebbero rivelarsi nuovi e fascinosi anche per i consumatori abituali del genere «classico», normalmente più adusi ad ascoltare ben altro tipo di composizioni e che la Sciddurlo sa rendere vieppiù gradevole grazie alle sue qualità interpretative di prim’ordine. Una collezione di rarità che meritano di essere conosciute.
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