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Nicola Morisco
17 Gennaio 2021
L’eterna lotta tra Eros e Thanatos costituisce la forma più profonda dell’ambivalenza, dell’angoscia e del senso di colpa nell’uomo. Infatti l’esistenza dell’uomo, secondo Sigismund Freud, è dominata da due nature che inevitabilmente tendono a contrapporsi: «pulsione di vita» (Eros) e «pulsione di morte» (Thanatos).
Questa contrapposizione, tra passione e dolore, è al centro di Serpenti (prodotto da Alessandro Donadei, distribuzione Flamingo Management - Artist First), il nuovo singolo della 26enne cantautrice barese Caffellatte, al secolo Giorgia Groccia, che da due giorni è disponibile su tutte le piatteforme digitali. Cantautrice, attrice e scrittrice, Giorgia è laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche e ha tenuto un Master in Critica Giornalistica all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Quasi tre anni fa, è stata al festival di Cannes (sezione Short film Corner) per presentare un cortometraggio indipendente in cui ha rivestito il ruolo di attrice protagonista e per il quale ha scritto la colonna sonora. Per quanto riguarda la sua attività di scrittrice, nel 2018, ha pubblicato il suo primo romanzo, Blue. Frammenti. Inoltre, ha all’attivo quattro singoli: Endorfine, Valium, Alcol Test e Carta Stagnola e si accinge a registrare quest’anno il suo album d’esordio Litigare.
«Questo nuovo brano parla proprio della contrapposizione per poi arrivare al dunque: l’amore che spesso distrugge – precisa Caffellatte-. Sono partita da una macro idea di raccontare una storia anche un po’ didascalica, per arrivare al concetto che in certi casi l’amore “tossico” porta ad avere una sensazione dentro di sé di amore e morte. Non tanto nel vero senso del loro significato, ma a livello di sensazione fisica: una persona può farti arrivare alle stelle e può portarti sottoterra in un attimo se parte o diventa “tossico”. Quindi, fondamentalmente è questo il motivo per cui ho deciso di improntare il brano su un racconto che parlasse di questa sensazione di smarrimento che slitta dal meglio al peggio che una persona ti può dare».
Possiamo dire che il concetto freudiano, che deriva dai suoi studi in psicologia, è stato uno spunto per concepire il testo?
«I miei studi sono dovuti a delle mie caratteristiche mentali: ho deciso di studiare psicologia nonostante non avessi mai desiderato di fare la psicologa, ma solo per una mia curiosità personale. Sono molto cervellotica e mentale nelle cose, quindi di base credo che il mio attingere dalla psicologia sia piuttosto una forma mentis non solo di studi ma di come sono fatta».
Che assonanze trova tra psicologia e la musica?
«Sono due cose inscindibili. Sono una persona molto concreta anche nei brani, parlo dell’uomo e, in generale, anche quando guardo un film voglio un essere umano vero, reale al centro di tutto. Quindi, essendo una persona molto concreta e terrena, tendo sempre dal punto di vista musicale verso quella tipologia di scrittura e di descrizione, quindi anche le cose che sembrano meno palpabili nella musica, poi in realtà sono riconducibili alla psicologia che poi alla fine è l’uomo stesso».
Da dove arrivano le influenze musicali fatte di elettro-pop, trap e melodie di ottima fattura immersi nella contemporaneità?
«Innanzitutto arrivano dai miei ascolti. Il rap, ad esempio, è un genere che mi ha sempre affascinato e, sinceramente, sin da piccola avrei voluto fare questo. Poi, col tempo, mi sono resa conto che avevo un altro tipo di vocalità. Nelle ultime composizioni, anche quelle che usciranno dopo Serpenti, sto cercando di unire tutto ciò che mi piace, però cercando di creare un vestito e una coerenza di sound e vocale. Con la mia voce cerco di mantenere una linea pulita, non mi piace strafare, preferisco raccontare le storie con una certa calma».
Dopo «Serpenti» che succede?
«Ci saranno altri singoli che fanno parte dello stesso progetto dell’album che arriverà spero quest’anno. Con Alessandro Donadei, infatti, siamo in fase di chiusura: l’album è praticamente pronto».
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