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Nicola Morisco
27 Settembre 2020
Sono passati vent’anni da quando il 40enne compositore barese Francesco Cerasi decise di lasciare la sua città per stabilirsi a Roma. Ed è proprio nella capitale che ha iniziato la sua carriera di compositore di musiche per il cinema e la tv che lo ha portato a collaborare con alcuni dei più importanti registi italiani, scrivendo oltre 60 colonne sonore e ottenendo riconoscimenti importanti come il Nastro d’Argento e diverse nomination al Globo d’Oro. Anche arrangiatore e autore di canzoni per noti voci italiane, Cerasi è stato l’ideatore del primo esperimento di «audio arte» in Italia. Dieci anni fa, infatti, alla Galleria Nazionale d’arte moderna, ha presentato le proprie composizioni ispirate a opere rappresentative e iconografiche dell’arte figurativa del Novecento, che incuriosirono e spinsero a parteciparvi anche Ennio Morricone. Cerasi, attualmente impegnato su tre progetti filmici (due per Rai1), sarà questa sera a Bari - Torre a Mare per ritirare il Premio Nino Rota; seguirà una sua performance al pianoforte con il fisarmonicista Antonio Loderini. Nella stessa serata sarà premiato anche il pianista e compositore foggiano Carmine Padula - che terrà un concerto con il suo quartetto - e Maurizio Mazzenga, componete della formazione romana Mokadelic, nota per le musiche di Gomorra La serie. In caso di maltempo, i due concerti del Premio Rota si terranno alle 21.30 nella parrocchia San Nicola a Torre a Mare.
«È una grande gioia ricevere questo premio – commenta Cerasi -. In primis perché è dedicato a un genio come Nino Rota e mi verrà consegnato da un altro grande maestro come Franco Piersanti. Poi, perché arriva dalla mia città e, non ultimo, un ringraziamento a Gianluigi Trevisi, il direttore artistico di questo premio e di Time Zones. Quando vivevo a Bari con i miei genitori, abitavo nella stessa strada dove c’erano la sede del festival, quindi anche se ero piccolo vivevo di riflesso grandi concerti e artisti che “miracolosamente” frequentavano la nostra città».
Cosa rappresenta per lei Rota?
«È il simbolo della melodia italiana nel mondo dalla fine dei maestri dell’opera lirica, Rossini e Puccini a oggi. Più di O’ sole mio e Nel blu dipinto di blu, il tema de Il Padrino è un po’ unl simbolo in tutto il mondo. Tra l’altro Rota ha scritto della musica assoluta, non per il cinema, che è meravigliosa, composizioni per pianoforte e orchestra che stranamente sono meno conosciute. Era incredibilmente moderno nonostante fosse molto orecchiabile e classico. Credo che i film di Sergio Leone senza Ennio Morricone e quelli di Federico Fellini senza Rota, forse avrebbero avuto un destino diverso».
A proposito di Morricone, è stato ospite al suo progetto di «audio arte». Quanto è stato importante il lavoro Morricone e Rota per voi giovani autori?
«Morricone sta alla musica come Omero alla letteratura. La sua grandezza la si percepisce dal fatto che non ha avuto la consacrazione da morto, ma da vivo cosa molto rara. Quando venne a vedere il mio lavoro “audio arte”, si fece accompagnare in galleria perché voleva ascoltare e chiacchierare con me. Questo la dice lunga di quanto era umile e, allo stesso tempo, curioso per certe proposte. Del resto un genio sta sempre al di sopra delle cose umane, così come la musica. Rota è sicuramente un altro compositore dal quale noi della nuova generazione dobbiamo tantissimo, anche lui era uno che abbinava la melodia alla ricerca in maniera eccellente. Questo premio mi onora e mi inorgoglisce».
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