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Redazione online
25 Settembre 2020
Si chiama 'Berlino' ed è il primo singolo della barese Melancholia, dietro il cui nome si cela quello di Melinda Amato. È uscito oggi, 25 settembre 2020, per Romolo Dischi, distribuito da Pirames International, ed è un progetto segnato da un’elettronica intrisa di poetica atmosfera notturna. Berlino racconta di tutti gli amori che non hanno avuto modo di sbocciare. Gli amori divisi da cause di forza maggiore, come la lontananza.
Qual è la genesi di questo singolo, cosa hai voluto metterci dentro?
Il brano parla di un rimpianto. Ho conosciuto un ragazzo, che ha stravolto totalmente tutte le congetture mentali sull'amore e le paure che mi bloccavano, causate da brutte esperienze passate. Una traumatica rottura che ha innescato in me un meccanismo di difesa tossico, verso ogni tipo di ipotetico rapporto sentimentale. Questo status è durato per molto tempo, fino al giorno in cui ho conosciuto lui. Credete nei colpi di fulmine? Io non ci ho mai creduto, ma non trovo parole più adatte a descrivere quanto mi è successo. Un incontro magico, quasi surreale, come le scene di quei film romantici che un giorno speri di vivere sulla tua pelle, ma con la consapevolezza che nella realtà cose simili non accadono mai. Questo sogno ad occhi aperti è stato interrotto bruscamente da un'offerta di lavoro in Germania. Lui è dovuto partire all'improvviso e il nostro "non amore" era troppo prematuro per resistere alla distanza. Alla notizia della sua partenza, mi sono sentita travolta da un flusso interminabile di emozioni e lacrime, che ho subito riversato su un foglio bianco. Tutto il dolore e l'amore che ho provato, trasformato in parole. Così è nata Berlino, in pochissimi minuti. Ho voluto raccontare fedelmente i punti salienti di quell'incontro e del modo in cui porterò quel ricordo dentro me per sempre. È il mio regalo per lui, per ringraziarlo di avermi fatto provare qualcosa che non provavo da tempo e che probabilmente non avevo mai provato prima. Spero che che un giorno questa canzone arrivi in Germania da lui.
Perché proprio la scelta di Berlino?
Berlino è stata il primo riferimento che ho associato alla Germania essendone la capitale. Inoltre è una città che non ho mai visto, nonostante abbia visitato la Germania, quindi mi è sembrata la metafora perfetta: "qualcosa a cui sono andata vicina, ma non ho potuto avere". Un altro riferimento figurativo potrebbe essere il muro di Berlino e quindi "la separazione".
E come mai il nome d'arte Melancholia?
Mi chiamo Melinda come un famoso marchio di mele, per questo tutti mi chiamano Mela, sin da quando ne ho ricordo. Però artisticamente parlando, non mi rappresenta. Mi hanno definita spesso una ragazza dallo sguardo triste, nonostante l'umorismo non mi manchi affatto. Ho sempre avuto una visione malinconica del mondo e questo si percepisce in tutto ciò che scrivo. È il mio mondo, un po' estraneo e astratto. "Mela" sicuramente è un nome che mi appartiene, per il mio lato buffo e ironico, ma non mi definisce completamente, mancava qualcosa che rappresentasse il mio più intimo e allo stesso tempo così evidente stato malinconico. Alla mela mancava la sua metà, così è nata Melancholia. Tra l'altro termine anglosassone, come parte del mio passato e futuro, in quanto scrivo anche in inglese.
Hai dato una svolta al tuo percorso musicale stando a Londra: che ricordo ti ha lasciato questa esperienza e dove speri di puntare ora?
Londra non ha dato solo una svolta al mio percorso musicale. Stare lì da sola, lontana da casa e dai miei affetti, mi ha aiutata a conoscermi a fondo e a comprendere cosa volessi fare davvero. Londra è stata a tutti gli effetti uno schiaffo morale. Inoltre mi ha permesso di conoscere varie realtà musicali fino ad allora a me sconosciute. Ho avuto modo di ascoltare nuova musica, di scoprire nuovi mondi, generi e artisti. Ha alimentato la mia sete di conoscenza; questo, combinato alla scoperta di me stessa, mi ha dato consapevolezza. Proprio per questo motivo, non mi pento di aver cominciato relativamente "tardi" il mio percorso musicale, rispetto all'età media degli artisti emergenti, perché so esattamente chi sono e cosa voglio dire. Il mio obiettivo ora è esattamente questo: avere una voce e cercare di creare qualcosa che mi rispecchi, qualcosa che finora non ho ancora sentito. Vorrei rivoluzionare il mondo dei "generi musicali", forse sembrerà troppo ambizioso, ma di questo ne parlerò più avanti nel tempo, direttamente tramite la musica.
Cosa ti piace del panorama musicale attuale, quali sono i tuoi ascolti?
Come ho già accennato, ascolto veramente di tutto. Nella mia playlist potreste trovare Beyoncé e subito dopo gli Slipknot, tanto per citarne un paio. Nell'ultimo periodo mi sono riavvicinata prepotentemente alla musica italiana dopo aver passato un tempo abbastanza lungo prediligendo ascolti stranieri. Ho vissuto questo distacco perché mi sentivo più vicina a quel mondo, poi per caso ho ascoltato Venerus, ed è grazie a lui che ho riscoperto e rivalutato la musica italiana, avendo un'impronta molto internazionale, credo sia uno degli artisti più rivoluzionari al momento in Italia. I miei punti cardinali nella musica oltre a lui, sono: Ghemon, James Blake, i Daughter, Joan Thiele, Moses Sumney e The Cinematic Orchestra. Ascolto anche molto rap sia italiano che americano. La cosa che però amo più fare (abitudine che mi trascino dietro da Londra), è ascoltare artisti random su Spotify, di qualunque tipologia, soprattutto i cosiddetti "artisti di nicchia".
Dove ti vedi fra dieci anni?
Non so dove sarò tra dieci anni, ma spero sicuramente di essere la versione migliore di me stessa e di aver almeno tentato, con tutte le forze in mio potere, di realizzare ciò che sogno. Questa è la promessa che oggi faccio a quella ragazza del futuro. Spero di non deluderla.
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