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Lorenza Colicigno
07 Giugno 2020
«Il blu sul bianco», ultimo album del musicista e cantautore lucano Antonio Nicola Bruno, è uscito recentemente, edito da Songtradr, una casa discografica online americana, con sede a S. Diego. Bruno ha lavorato al suo album nel suo studio Music Republic.
Gli abbiamo chiesto di parlarcene.
Tutti i miei lavori e le mie collaborazioni con altri artisti e altri musicisti nascono nel mio studio. E’ un vero centro di produzione dove prendo spunti da quel che succede nel mondo e dagli incontri con tutti i musicisti e cantanti che vengono a trovarmi e partecipano ai miei lavori. Il blu rappresenta il blues, quel sentimento che in Brasile chiamano saudade, una sorta di nostalgia per un posto, o per una persona o un evento. Il bianco è il colore che inizia ad essere prevalente per un uomo della mia età, ed è la somma di tutti i colori. Ogni colore rappresenta un evento della vita, dai sentimenti alle esperienze personali, l’incontro con gli altri, con altre culture. Ecco quindi spiegato il significato del blu sul bianco, ben rappresentato dalla copertina, una bellissima foto di Antonella Ambrosio.
Vuole descriverci brevemente il contenuto dell’album?
Il disco parte con “ANB matarrese grottesca“, un testo di Antonio Infantino che rappresenta il punto di partenza della mia esperienza musicale, un riferimento preciso alla mia radice lucana, in particolare uso spesso il dialetto potentino, legame con la città nella quale sono cresciuto e che rappresenta il centro del suo universo e come tale voglio valorizzare e far conoscere in giro per il mondo. “Camminando te ne vai” è la storia di una prostituta per bisogno, una donna che mi fece soffrire e che dentro invece aveva un anima bellissima. “Che valore ha” è un brano sul senso della vita e sulla difficoltà di esprimerlo a parole. Un altro brano al quale sono legato è “lo so!” una sorta di outing, un bilancio della mia vita, una confessione di quello che penso di me! “Onda” e “Volare ancora” rappresentano rispettivamente l’armonia musicale della vita e la storia di un bambino nato suo malgrado in una guerra che non comprende e che lo uccide e lo fa volare, purtroppo. Un brano che scrissi quando partecipai ad una raccolta fondi per i rifugiati del Darfour. “Meumeu” e “Giugno” sono due brani strumentali.
Perché ha scelto di far uscire questo album proprio nel periodo difficile del confinamento dovuto al covid-19?
Ho approfittato di questo periodo di chiusura per fare un album che avevo in testa già da molto tempo e molto importante per me. E’ quello che vorrei ascoltare in musica oggi, canzoni e musica originale, non ne posso più di ascoltare tutte quelle cover, canzoni famose rifatte e senza alcuna verità. Voglio ascoltare le vere pulsioni creative, artisti capaci di donare i propri sentimenti e non quella musica prodotta secondo le intenzioni di discografici che non capiscono nulla di un artista. La musica sta cercando una propria nuova direzione, il web ci ha investito come un fiume in piena, avere tutta la musica a disposizione ci ha tolto il piacere del particolare e del riascolto di un opera, cosa che invece è importantissima per lo studio, per la ricerca e per coltivare la creatività.
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